da finimondo
Nelle ultime settimane, diversi compagni sono stati avvicinati da loschi personaggi che hanno loro proposto senza tanti giri di parole di dare informazioni sul movimento anarchico e che hanno cercato di ricattarli. Non è d'altronde escluso che sia già da parecchio che i cani da guardia dello Stato cerchino di reclutare delle spie.
Non ci siamo mai illusi che la nostra lotta contro ogni autorità sarebbe stata facile; che non avremmo incontrato ostacoli repressivi sul nostro cammino. D'altra parte, non abbiamo mai neppure pensato che lo Stato si facesse dei problemi a giocare sporco. L'attuale ricerca di spie, lo schifoso ricatto utilizzato per fare pressione su alcuni compagni, le miserabili intrusioni nelle case dei compagni per piazzarvi apparati di ascolto e di videosorveglianza nascosti, i vigliacchi pestaggi di compagni ammanettati nelle celle dei commissariati: è questa la strada che stanno percorrendo per cercare di spezzare il movimento dei nemici di ogni autorità.
Queste pratiche sono le stesse dei meccanismi della società nel suo insieme. Dal ricatto salariale alla minaccia del carcere, alla mentalità — disgraziatamente troppo diffusa — da equilibristi nelle lotte di piazza per arrampicarsi sulla scala sociale. Gli attuali tentativi di intimidazione sono quindi all'altezza della società che combattiamo, e provocano soltanto una cosa in noi: un profondo raschio di gola per sputar loro in faccia.
In tutti i tempi e in tutti i luoghi, le attività degli anarchici e degli antiautoritari, per quanto modeste fossero, hanno attirato le malevole attenzioni dello Stato, anche in Belgio. Le possibilità che le nostre rivolte incontrino quelle di altri ribelli di questa società lo snervano. La diffusione di idee sediziose e appassionate di libertà in un clima sociale sempre più instabile gli risulta ogni giorno più intollerabile; la molteplicità dell'azione diretta, dell'autorganizzazione e delle pratiche di attacco incontrollabili e diffuse sfugge alla sua influenza pacificatrice. Così, non è un caso se non si limita a far ricorso a pesanti condanne, ma prova anche a creare false divisioni e altre separazioni («i buoni» e «i cattivi»; «colpevoli» e «innocenti») per tentare di limitare la diversità e la ricchezza delle pratiche e degli angoli d'attacco e spezzare i legami di solidarietà e complicità.
Non lo si ripeterà mai abbastanza: sosteniamoci gli uni con gli altri attraverso un'attitudine di insubordinazione totale e di non collaborazione davanti alla giustizia, ai suoi segugi e ai suoi amici pennivendoli. Non c'è niente da dir loro, niente di cui discutere con loro. Sono diventati maestri nell'arte di sfruttare e di utilizzare tutto ciò che dici a fini repressivi. È importante fare attenzione affinché nessuno si ritrovi solo a fronteggiare l'orda dei cani da guardia, i ricatti e le minacce, le intimidazioni giudiziarie. Continuare a prendere noi stessi l'iniziativa; continuare a decidere da soli ciò di cui vogliamo discutere e come vogliamo lottare, soprattutto in periodi in cui la minaccia repressiva è più intensa, è la risposta più potente che potremo dare. Non dobbiamo ricercare né accettare il dialogo col Potere e coi suoi sbirri; il mutismo dei ribelli in faccia al potere e il fatto di mantenere aperto o conquistare uno spazio di discussione libera con gli altri rivoltosi e malcontenti sono sicuramente linee di difesa molto efficaci.
In nessun caso dobbiamo perdere la bussola di fronte alle manovre repressive. Si tratta di manovre comunque già in corso. Siano esse contro gli antiautoritari o contro altri ribelli (non dimentichiamo quei refrattari al sistema che si trovano già dietro le sbarre, o addirittura in isolamento). E queste manovre saranno attuate fino a quando lo Stato resterà in piedi. La nostra attenzione dovrebbe continuare ad interessarsi di ciò che costituisce la nostra vera preoccupazione: diffondere le idee anarchiche e antiautoritarie, sostenere e sviluppare esperienze di autorganizzazione e di azione diretta, gettare benzina sul fuoco delle agitazioni sociali — ciascuno a suo modo e secondo la propria coerenza antiautoritaria. Ecco perché siamo ribelli, siamo anarchici, siamo insubordinati a qualsiasi autorità; ecco perché saremo sempre sul piede di guerra contro questa società, le sue istituzioni, i suoi rappresentanti, i suoi protettori.
Nessuna collaborazione con la Giustizia e col Potere! Nessun dialogo coi cani da guardia di questa putrida società! Per la rivolta, la solidarietà e l'anarchia!
dappertutto, giugno 2011
Alcuni nemici di ogni autorità
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