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lunedì 2 maggio 2011

LETTERA DAL CARCERE DI CARINOLA (CASERTA)

 tratto da opuscolo olga


LETTERA DAL CARCERE DI CARINOLA (CASERTA)
carissimi compagni, vi spedisco questa lettera per farvi avere mie notizie…
In questo carcere le cose vanno sempre a peggiorare. Per ultimo hanno messo una
disposizione che si devono svuotare le celle: non possiamo più tenere "tanta roba" nelle
celle, cioè, biancheria, cose da magiare. Si può così capire le difficoltà soprattutto per
quei compagni le cui famiglie sono distanti, che non possono perciò fare i colloqui.
Un'altra difficoltà è quella della rarità-impossibilità delle visite mediche. Non c'è un dirigente
sanitario; dobbiamo acquistare qualsiasi tipo di medicina, poi non è nemmeno
facile averla a disposizione. Per avere una visita medica si deve aspettare l'autorizzazione
del ministero. Perciò, tutti quelli che hanno problemi di salute devono salvaguardarsi
da soli. Purtroppo nelle carceri si continua a subire sofferenze e anche a morire, ma
ciò non interessa a nessuno.
In questo carcere le cose non possono mai cambiare, è soltanto da buttare a terra. Non
c'è nessuna vivibilità. Nella sezione AS1 siamo chiusi 20 ore al giorno; non c'è nessuna
attività; dalla sezione non possiamo uscire perché non ci possiamo incontrare con gli
altri. Proprio in questi giorni hanno dimezzato le ore di lavoro e tolto anche un posto di
lavoro. Sono rimasti solo tre posti di lavoro in una sezione dove si trovano 30 persone
- la cui maggioranza sono ergastolani.
Tutto questo non riguarda solo Carinola, ma anche altre carceri, dove i problemi sono
diversi, la repressione e le torture psicologiche sono tante e quotidiane. Le celle sono
delle grotte, appena 5x2; comprendono il bagno e il letto, che è appoggiato al muro; a
sera quando lo abbassi per dormire in cella non ci possiamo muovere.
Come possono parlare di migliorare la vita nelle carceri; parlano di costruire altre carceri,
di umanizzare e di inserimenti che illudono i creduloni.
Il mio personale parere è che tutte le carceri devono essere distrutte e che gli uomini vivano
liberi. Si parla di civiltà, ma in una società civile il carcere si dovrebbe concepire come
momento per il recupero e il reinserimento della persona. Ciò non può avvenire in una
società che non mette coscienza sulle proprie radici: la società è piena di ingiustizia, non
sa guardare il suo lato migliore, quello della gente che lotta per sopravvivere con dignità.
La giustizia richiede obiettività, imparzialità, una visione universale. Noi sappiamo che ci
sono due modi di vedere il mondo, quello dei forti e quello delle persone umili che lottano
ogni giorno per vivere. Gli orgogliosi hanno cura dei propri interessi personali, vivono
alla giornata; chi lotta per i propri diritti costruisce e partecipa al dolore e alle sofferenze
degli altri. Nonostante cento anni di psicologia e millenni di filosofia, nella mente
delle istituzioni non è entrata una verità semplice: se si tratta una persona con rispetto
e attenzione non puoi che ricevere rispetto e attenzione.
Vogliamo dare il nostro appoggio e la nostra solidarietà a tutti quelli che si mobilitano,
che resistono e lottano contro tutte le ingiustizie; un saluto particolare ai compagni di
Catania. Qui salutano tutti, Antonino.
14 aprile 2011
Antonino Faro, via S.Biagio, 6 - 81030 Carinola (Caserta)

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