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mercoledì 20 aprile 2011

posti diversi ... pratiche comuni

posti diversi ... pratiche comuni




 da "la miccia"

Come a Pianura, Chiaiano e Terzigno da dicembre, la popolazione di Keratéa, comune dell’Attica a sudest di Atene (a circa 10 miglia a sud dell’aeroporto internazionale della capitale greca), è insorta per opporsi alla costruzione di una nuova discarica nel proprio territorio. Il territorio di Keratéa, insieme a Grammatico, è stato scelto come sede di una enorme discarica, che nei piani del governo dovrà servire la capitale e tutta la regione dell’Attica, più volte in crisi in passato per lo smaltimento dei rifiuti. I cittadini contestano la mancata esecuzione delle normali procedure adducendo, oltretutto, che la discarica sorgerebbe nei pressi di un sito archeologico. Il governo da parte sua preme affinché i progetti siano attuati rapidamente anche per non perdere i previsti fondi europei.
Segue una breve cronologia delle lotte del popolo di Keratéa.
12 dicembre: inizia la lotta degli abitanti. La polizia in tenuta antisommossa giunta da Atene al sito per proteggere l’opera in corso di costruzione, è stata attaccata dalla gente del posto infuriata. I residenti hanno attaccato la polizia con bastoni, pietre e bombe molotov. La polizia ha risposto con gas lacrimogeni, e per la prima volta in Grecia, con cannoni ad acqua.
15 dicembre: per il terzo giorno consecutivo ci sono state feroci battaglie tra la polizia in assetto anti-sommossa e i cittadini; un mezzo della polizia viene dato alle fiamme. Un giudice ordina l’arresto temporaneo dei lavori.
10 gennaio: nonostante la decisione del giudice, il consiglio di stato greco dà il via libera alla costruzione della discarica a Keratéa.
9 febbraio: ancora una notte di guerriglia urbana fra polizia e residenti.
29 marzo: la lotta del popolo di Keratea, in corso da più di 100 giorni, raggiunge il suo punto più importante. Un’altra notte di tensione e incidenti fra polizia e manifestanti. Gli scontri hanno avuto inizio quando un gruppo di residenti ha dato fuoco ad una ruspa, intenta a liberare la strada nazionale che porta a Lavrio dalle barricate alzate dagli abitanti della zona nel tentativo di bloccare la circolazione.
Questa sollevazione popolare contro l’apertura dell’ennesimo buco da riempire con la merda più svariata ricorda molto i recenti ‘’fatti di Terzigno’’. È un primo passo, ma importante. Ci rallegra constatare che le persone scelgano di difendere il proprio territorio, e quindi la propria vita, in prima persona, scendendo in strada e scontrandosi faccia a faccia con il nemico. Il passo successivo sarebbe quello di comprendere, anche per coloro che in strada sono scesi battendosi e che quelle barricate le hanno alzate, che il problema dello smaltimento dei rifiuti non può che risolversi se non in un solo modo. Che non è la costruzione di discariche, più o meno grandi e più o meno ‘”legali’’, che non è l’ottenere dalle istituzioni la dotazione di contenitori più o meno colorati con cui disfarsi degli    scarti o il dargli fuoco in mastodontici inceneritori, tanto meno la partecipazione a festose sfilate cittadine (l’ultima, purtroppo sicuramente, solo in ordine di tempo, “Munnezza Day”) che, a nostro avviso, fanno impallidire persino quelle dei carri di Rio e Viareggio durante il carnevale. L’unica soluzione consiste nel sabotare la produzione industriale. È durante il processo produttivo che viene creata l’enorme massa di rifiuti che da tempo sta infestando le nostre terre e le nostre vite e che incessantemente continua a farlo. È la produzione la radice da estirpare. Ed ogni momento è sempre quello buono per iniziare.  

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