tag:blogger.com,1999:blog-10451026857694935012024-03-14T07:06:47.242-07:00LIBERI ERETICI MALEDETTIBLOG anarchicoliberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.comBlogger1831125tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-20722956151631028642014-05-04T13:21:00.002-07:002014-05-04T13:21:25.096-07:00[Italia] Mobilita-azione per la solidarietà attiva a compagni anarchici prigionieri<div class="post-headline">
<h1>
<br /></h1>
</div>
<a href="http://it.contrainfo.espiv.net/files/2014/04/manifestosolidarieta.jpg"><img alt="" class="aligncenter wp-image-11969" height="390" src="http://it.contrainfo.espiv.net/files/2014/04/manifestosolidarieta-1024x768.jpg" width="538" /></a>liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-48994571399050540142014-05-02T12:18:00.000-07:002014-05-02T12:18:00.271-07:004 maggio tappa in Friuli del “NO TAV TOUR 2014″<h1 class="entry-title">
<br /></h1>
<div class="entry-meta">
<span class="meta-prep meta-prep-author">Posted on</span> <a href="http://affinitalibertarie.noblogs.org/2014/04/20/4-maggio-tappa-in-friuli-del-no-tav-tour-2014/" rel="bookmark" title="21:47"><span class="entry-date">20/04/2014</span></a> <span class="meta-sep">by</span> <span class="author vcard"><a class="url fn n" href="http://affinitalibertarie.noblogs.org/author/alib/" title="View all posts by affinitàlibertarie">affinitàlibertarie</a></span> </div>
<h2>
<img alt="" class="alignleft" height="264" src="http://info-action.net/images/luca-abba.jpeg" width="191" /><a href="http://anarresinfo.noblogs.org/2014/04/20/colpevoli-di-resistere-video-per-il-corteo-no-tav-del-10-maggio/">COLPEVOLI DI RESISTERE !</a></h2>
<h2>
Domenica 4 maggio tappa in Friuli del “No Tav Tour 2014″<strong><span style="color: red;">a San Giorgio di Nogaro ore 17,00 a Villa Dora</span></strong><br />
con la partecipazione di Luca Abbà</h2>
<div>
<h2>
Il 22 maggio. a Torino si aprirà il processo a carico di Chiara,
Claudio, Mattia e Niccolò accusata/i di terrorismo per il sabotaggio di
un compressore.<br />
Attraverso l’accusa di terrorismo contro alcun* NO TAV si vogliono colpire tutte le lotte.<span id="more-3455"></span></h2>
<strong>Sabato 10 maggio ore 14 (ritrovo in Piazza Adriano)</strong><br />
<strong>Manifestazione popolare a Torino</strong><br />
perché<br />
Chi attacca alcuni di noi, attacca tutte e tutti<br />
perché<br />
Le loro bugie, i loro manganelli, le loro inchieste non ci fermano<br />
Resistiamo allo spreco delle risorse, alla devastazione del territorio, alla rapina su i salari, le pensioni e la sanità.<br />
<h2>
<span style="color: red; font-size: 2.4em;">CHIARA, CLAUDIO, MATTIA E NICCOLO’ LIBERA/LIBERI SUBITO !</span></h2>
Movimento no Tav<br />
</div>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-89700801732792714172014-04-29T14:19:00.003-07:002014-04-29T14:19:38.790-07:00Nudo e morto <h3 class="post-title entry-title" itemprop="name">
</h3>
<div class="post-header">
</div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
da ekbloggethi<img border="0" height="422" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqOuK4_pxgrVyVZ_hJyJ6tBvtokdfoKpLoBr2lmegfDXKqp6awygbg0GhDtMxdBltGegjzhcFlQKC-osp1eO5R7RURuBY4hP9BMVduIgj08961wpdXoxLrVsRtGQjNeEsDiUlz12AQpbIY/s1600/magh.jpg" width="640" /><a href="http://ekbloggethi/" target="_blank">ekbloggethi</a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La fotografia sopra ti
mostra, caro lettore di questo blog, nudo e morto. Con alcune
misteriose chiazze sul corpo. Dico “lettore” perché dalla foto
si evince piuttosto chiaramente che eri di sesso maschile; nulla,
però, impedirebbe che tu fossi stata una donna. Eri un essere umano,
e un giorno, una sera, una notte qualsiasi li hai incontrati. Avevi,
magari, una serata un po' così; ti giravano i coglioni (e di motivi
per farseli girare, ce ne sono non pochi sotto questi chiardiluna),
ci avevi il magone, oppure ci avevi paura, chissà; ci avevi tutta la
tua vita che, in quel preciso momento, aveva deciso di esplodere in
qualche modo, in mezzo a una strada. E allora hanno chiamato mezzo
mondo, perché scoppiare, in questo mondo di scoppiati, è
severamente proibito; ci vogliono le lucine blé che lampeggiano.
Quando arrivano, tutti si sentono più al sicuro; e tu, caro lettore,
vieni finalmente messo fuori causa per il bene comune ed il pubblico
decoro. Stavi arrecando disturbo.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Io non ti conoscevo, caro
lettore. In realtà non so minimamente chi eri, sebbene mi abbiano
detto che eri nato e abitavi nella mia stessa città. E, poi, non so
nemmeno se davvero leggevi questo blog; ma non ha una grande
importanza. Il problema è che potresti essere chiunque, e credo che
tu te ne renda terribilmente conto anche da nudo e da morto; eri una
persona qualsiasi con la tua vita, come tutti coloro che, ad esempio,
leggono questo blog. Oppure ne leggono altri. Oppure non ne leggono
assolutamente nessuno. Come dirti: può toccare veramente a tutti.
Tocca al geometra romano magrissimo e al diciottenne ferrarese; che
cosa avranno fatto di così tremendo per meritare di morire? E tutti
quegli altri, quali terribili misfatti avranno compiuto per essere
spediti tra i più a forza di calci, di botte, di compressioni, di
torsioni? Per questo, caro lettore, ti dico che in quella foto ci sei
tu; e ci sono anche io. Quando vedo una foto del genere, ultimamente
ho preso a immedesimarmi e a dirmi: ehi, Riccardo, guarda un po' come
ti hanno conciato. Basta una serata; ma che dico, bastano mezz'ora,
dieci minuti per essere cancellato. Spazzato via. Schiacciato. Mi
rivedo allora tanti e tanti anni fa, in quella stessa città, vagare
per le strade in preda alla disperazione per un motivo qualunque. Mi
rivedo in una strada antica, mentre puzzavo agitato e non mi
ricordavo quasi neppure come mi chiamavo. E mi ricordo di quando
qualcuno mi depose di peso su una barella. E allora sono costretto a
dire: soltanto il caso ha impedito che, quel lontano giorno, non
arrivassero anche loro, in vena di garantire l'ordine pubblico e di
proteggere la cittadinanza. Forse mi è andata bene perché erano le
sei del pomeriggio di un giorno di luglio, e non le una e mezzo di
una notte di marzo. E così, caro lettore, cara lettrice, può andare
bene o può andare male anche a te. Dovremo stare tutti tranquilli,
ma in fondo non è neppure detto; quindi guardati, guardiamoci in
quella fotografia. Abituiamoci e pensare che siamo noialtri, quel
corpo nudo, morto e pieno di chiazze. Avvezziamoci a pensarci mentre
guardiamo il telefilmino dove sono tutti buoni, bravi, pieni di
premure e salvano il cucciolo abbandonato.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Sono passati quasi due
mesi da quando, caro lettore, caro me stesso, ti hanno ridotto in
quel modo. Qualcuno mi ha persino chiesto come mai non ne avessi mai
parlato, nonostante il fatto sia avvenuto nella mia città e
addirittura di fronte all'uscio di casa di una persona che conosco
parecchio bene. È perché è un film già visto troppe volte. Non
sono passati neppure un paio di giorni, che tutto era già stato
<i>escluso</i><span style="font-style: normal;">; ci sono stati i
funerali, poi sono saltate fuori le </span><i>testimonianze</i><span style="font-style: normal;">,
le telefonate, la </span><i>famiglia </i><span style="font-style: normal;">ci
ha visto sempre meno chiaro. Ad un certo punto, grazie allo sviluppo
tecnologico, abbiamo potuto persino sentire la tua voce, caro
lettore, mentre stavi morendo; dicevi di “avere un figlio”,
affidando proprio a quel piccolo essere umano la tua estrema speranza
di salvezza da chi ti stava rubando la vita. Del tutto inutile, come
hai potuto constatare; in quel momento tu sei un problema di ordine
pubblico, e quindi devi morire. Ficcatelo quindi nella testa e
risparmia il fiato, che è l'ultimo. Invece di nominare tuo figlio,
inventati una frase celebre ché è meglio. Toccasse a me? A parte il
fatto che di figli non ne ho, comincerò a pensare a qualcosa di
adeguato, di solenne, di filosofico da riservare all'istante estremo,
mentre mi stanno pigliando a calci e schiacciando inesorabilmente;
che so io, “Ehi, sbirro di merda, ti puzzano i piedi!”</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Ora
comincerà la solita scaletta; quella che tutti voi avete già visto,
persino da nudi e da morti. La </span><i>giustizia </i><span style="font-style: normal;">che
tanto richiedete e richiediamo si esplicherà in anni di
dibattimenti, perizie e quant'altro che porteranno al niente; mentre
tu, caro lettore, caro me stesso, te ne resterai buono buono, morto e
nudo. Ci sarà il </span><i>non luogo a procedere</i><span style="font-style: normal;">
oppure ci saranno </span><i>condanne </i><span style="font-style: normal;">ridicole,
che avranno perlomeno il merito di farti fare un paio di risate
postume. Diventerai immediatamente una specie di icona, e il tuo nome
verrà associato a quello dei tuoi compagni di sventura; avrai i tuoi
cortei, le tue manifestazioni, le tue mostre fotografiche dove verrai
mostrato, caro lettore, sia da vivo che da morto. La tua famiglia si
batterà e cercherà solidarietà, ottenendola in nome della
</span><i>giustizia</i><span style="font-style: normal;"> (sempre
lei). Ad un certo punto, ovviamente, dovrai fare i conti con
l'immancabile sindacato di polizia, coi fratelli d'italia, col
ministro del nuovo centrodestra, centrosinistra, centrocentro, col
giornale; intanto, quell'angolo di strada diventerà probabilmente un
altarino. Mi spiace, caro lettore, caro me stesso, se penserai che ti
sto mancando di rispetto; è tutt'altra la mia intenzione. Ho sempre
pensato che la più alta forma di rispetto che si possa avere,
consista nel mettere di fronte brutalmente alla realtà in modo da
poter agire più efficacemente, anche da morti e da nudi. Da morti e
da nudi, anzi, si potrebbe arrovesciare davvero tutto quanto; il
problema, come sempre, sono i vivi.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Quei
vivi, ad esempio, che non hanno generalmente ben presente il nòcciolo
della questione. Il quale è il seguente, brevissimo: esistono delle
persone, organizzate in corpi statali e militari bene armati e bene
addestrati, che hanno il monopolio della violenza. Qualsiasi atto di
violenza compiuto da te, caro lettore, caro me stesso, è illegale
quale che sia la sua natura; ti può quindi portare alla galera,
all'ospedale, al cimitero. La violenza dei corpi dello stato, invece,
è legale. E' considerata una forma di </span><i>pubblica protezione
</i><span style="font-style: normal;">e può essere quindi esercitata
in regime di esclusiva, seppure regolata dalla cosiddetta “legge”.
Non so e non posso sapere come la pensi, caro lettore, caro me
stesso, a tale riguardo; però sarebbe bene che tu te ne rendessi
conto definitivamente, almeno prima di fare tante geremiadi se i
detentori esclusivi della violenza legale ti hanno ammazzato ed anche
prima che, da ancora vivo, tu ti accinga a chiamarli magari invocando
più legge e più ordine, più “presenza dello stato”, più
controllo, più telecamere, più ogni cosa. Può succedere che il
giorno prima tu sia al bar con gli amici e che tu dica che hanno
fatto bene a manganellare i manifestanti e a schiacciare la
ragazzina, e che il giorno dopo ti dia di balta il cervello per cazzi
tuoi, e che tu venga pestato e schiacciato a morte da quelli lì.
Tutto questo, chiaramente, non proviene dal mondo della luna; fa
parte di un ben preciso sistema al quale tu puoi decidere di non dare
avallo da vivo per non essere poi costretto a ritrovarti, tra le
altre cose, nudo e morto su un tavolo. Hai voglia di farlo, oppure
preferisci vivere la tua vita (ivi compresa l'eventuale disperazione
di una sera) delegando ogni cosa? Fai un po' tu, caro lettore, caro
me stesso. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Per
questo e per altri motivi, non intendo riservarti né “dolore”,
né “compassione”, ma una lucida rabbia. Non intendo riservarti
“richieste di giustizia”, ma metterti ancora di fronte alla
realtà che è nuda come te su quel tavolo. Non intendo con questo
farti morire due volte, perché è la cosa che regolarmente accade.
La mia solidarietà te la do senza giustizie, tribunali, avvocati,
galere; te la do indicando chiaramente dove risiede il problema. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Te
la do, qualunque sia il tuo nome. Te la do in qualunque luogo e
circostanza. Te la do guardandomi bene dall'adoperare la parola
“vittima”, perché dobbiamo cessare di essere tali e di
incrementare la cultura della vittima. Te la do non invocando
“punizioni”, ma il superamento di uno stato di cose che uccide
prendendoti anche in giro. “Freddo non ne prende, ha due
carabinieri sopra”; e pensa un po', caro lettore, di sentire magari
questa frase da qualcuno che ti sta guardando morire, mentre qualcun
altro grida "basta, basta" come se esistesse una giusta quantità di
morte, una dose che si può somministrare in mezzo ad una strada, una
modica porzione di assassinio in nome dello stress statale e dei soliti
1200 euro al mese. </span><br />
<br />
<span style="font-style: normal;">Te la do con
tutta la tua vita e con tutta la tua storia, che ti chiami Riccardo
Magherini, o <a href="http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/3013-27-ottobre-1969-cesare-pardini">Cesare Pardini</a>, o Franco Serantini. Morto e nudo, nudo e
morto. </span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqHyDVjslwBMFRReQg2POSFz28gqFLSxSV_NxPSiGMZoM2e1m1NTXWF4KhAhUms0DpxdwZeoZD0rYH84jRMmM9W18-sL3fMci0x1JxVMLp_0EWiDYsSsSWSpQGpiinFVWivJg0COcKVjIF/s1600/cespar.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqHyDVjslwBMFRReQg2POSFz28gqFLSxSV_NxPSiGMZoM2e1m1NTXWF4KhAhUms0DpxdwZeoZD0rYH84jRMmM9W18-sL3fMci0x1JxVMLp_0EWiDYsSsSWSpQGpiinFVWivJg0COcKVjIF/s1600/cespar.jpg" width="492" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cesare Pardini. Pisa, 27 ottobre 1969. Freddo non ne prese.</td></tr>
</tbody></table>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-16096722470921966852014-04-29T14:09:00.000-07:002014-04-29T14:09:03.096-07:00Rapporto sulle uccisioni e le torture inflitte dall’occupazione a ragazzini palestinesi durante il 2013<h1 class="entry-title">
da <a href="http://infopal/" target="_blank">infopal</a></h1>
<section class="entry-meta">
<a href="http://www.infopal.it/category/bambini/" rel="category tag" title="Visualizza tutti gli articoli in Bambini">Bambini</a> <a href="http://www.infopal.it/category/evidenza/" rel="category tag" title="Visualizza tutti gli articoli in Evidenza">Evidenza</a> - 29/4/2014 </section>
<span style="font-size: 14px;"><strong><a href="http://www.infopal.it/wp-content/uploads/2014/04/arton175603-85fb8.jpg"><img alt="arton175603-85fb8" class="alignleft size-medium wp-image-64621" height="217" src="http://www.infopal.it/wp-content/uploads/2014/04/arton175603-85fb8-300x217.jpg" width="300" /></a>Ramallah-Quds Press</strong>. Nel suo rapporto annuale, il dipartimento dell’Organizzazione Mondiale per la Difesa dei Bambini </span>dedicato alla Palestina <span style="font-size: 14px;">ha rivelato che l’anno scorso <strong>le forze d’occupazione israeliane hanno ucciso 31 bambini</strong>.
Di essi, 5 sono stati uccisi volontariamente mentre gli altri 26 sono
morti a causa dell’uso sconsiderato delle armi da fuoco da parte dei
soldati di Tel Aviv.</span><br />
Il rapporto sottolinea come nel 2013 si sia assistito ad un aumento
rilevante nel numero degli attacchi sferrati dai coloni israeliani ai
danni dei civili palestinesi nei Territori occupati. Tale pratica ha
ormai assunto i tratti di una consuetudine giornaliera che ha
comportato, nel 2013, <strong>il ferimento di 51 bambini palestinesi</strong>. Altri 162 sono stati feriti dalle forze d’occupazione.<br />
Si documentano, inoltre, 92 casi di tortura e maltrattamento arrecati
a bambini palestinesi (in stato d’arresto o meno) dai soldati
dell’occupazione. Un paio di bambini sono stati addirittura usati come
scudi umani per proteggere i militari israeliani dal lancio di pietre: è
questa una pratica del tutto contraria ai diritti internazionali e
persino alla stessa legislazione israeliana. Illegale è stata anche la
demolizione, documentata nel rapporto, di cinque abitazioni di civili
palestinesi nella Striscia di Gaza e nella città di Gerusalemme.<br />
Il rapporto documenta, inoltre, 9 attacchi sferrati a scuole, e il
caso di 7 ragazzini costretti a lavorare in condizioni insostenibili.<br />
<span style="font-size: 14px;">Traduzione di Giuliano Stefanoni</span>liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-91982244521760924392014-04-29T13:58:00.003-07:002014-04-29T14:01:00.497-07:00Vento ed acqua. El Hierro (Canarie), la prima isola alimentata solo da energie rinnovabili<br />
<header class="entry-header">
<h1 class="entry-title">
da <a href="http://blogeko/" target="_blank">blogeko</a></h1>
</header>
<br />
<div id="share-center-pro">
<div class="scpFacebook">
<div class="fb-like fb_iframe_widget" data-href="http://blogeko.iljournal.it/vento-ed-acqua-el-hierro-canarie-la-prima-isola-alimentata-solo-da-energie-rinnovabili/79224" data-layout="box_count" data-send="false" data-show-faces="false" data-width="450">
<span style="height: 61px; vertical-align: bottom; width: 70px;"></span></div>
</div>
<span class="stretch"></span>
</div>
<a href="http://blogeko.iljournal.it/wp-content/uploads/2014/04/cattura21.jpg"><img alt="el hierro (canarie) energia rinnovabile" class="aligncenter size-full wp-image-79226" src="http://blogeko.iljournal.it/wp-content/uploads/2014/04/cattura21.jpg" height="306" width="560" /></a><br />
Potenza del <b>vento</b>, potenza dell’<b>acqua</b>. L’isola di El Hierro nell’arcipelago delle Canarie (Spagna) sta per emanciparsi completamente dalle <a href="http://blogeko.iljournal.it/la-terra-e-malata-come-le-attivita-umane-modificano-la-composizione-dellatmosfera/65502" target="_blank">sporche</a>
fonti fossili di energia. I bisogni dei suoi circa 10.000 abitanti e
degli energivori impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare
verranno soddisfatti <b>interamente</b> dalle rinnovabili. Che sono discontinue: ma ad El Hierro <b>un lago</b> – proprio uno specchio d’acqua dolce – sarà utilizzato come <b>“batteria”</b> per <b>stoccare</b>
il surplus di energia eolica prodotta quando soffia vento forte e per
usarla nei momenti di calma. Il sistema comincerà ad entrare in funzione
fra un paio di mesi.<span id="more-79224"></span><br />
Varie isole, fra cui <a href="http://blogeko.iljournal.it/samso-l-isola-danese-che-da-10-anni-funz/35189" target="_blank">quella danese di Samsø</a>, hanno imparato a sfruttare al massimo le fonti rinnovabili: ma <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/El_Hierro" target="_blank">El Hierro</a>, secondo gli esperti, sarà <b>la prima</b> completamente autosufficiente e scollegata dagli elettrodotti. Il punto chiave del sistema, <a href="http://www.businessinsider.com/a-spanish-island-is-about-to-be-the-worlds-first-energy-self-sufficient-island-2014-4#ixzz30CYQonOW" target="_blank">spiega</a> un articolo di Afp disponibile via Business Insider, sono cinque grandi <b>turbine eoliche</b> installate in un punto elevato dell’isola, caratterizzata da scogliere e picchi.<br />
Nei momenti di punta, le turbine saranno in grado di fornire 11,5
megawatt: molto di più di ciò che serve all’isola e ai suoi impianti di
desalinizzazione. L’<b>energia in eccesso</b> servirà per <b>pompare</b> in un bacino situato a circa 700 metri di altezza l’acqua dolce di un lago che si trova al livello del mare.<br />
Nel momento in cui il vento non sarà sufficiente a generare l’energia elettrica necessaria per l’isola, l’<b>acqua</b> di questo bacino verrà incanalata verso il basso per far girare una <b>turbina</b> e produrre energia idroelettrica.<br />
Alla fine di giugno l’impianto, costato 80 milioni di euro, comincerà
a funzionare al 50% e raggiungerà il pieno regime nei mesi seguenti. Il
passo successivo sarà, almeno nelle intenzioni, convertire ad <b>energia elettrica</b> da fonte <b>rinnovabile</b> tutte le circa 6.000 <b>auto</b> dell’isola.liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-18492012265333988112013-06-14T12:37:00.005-07:002013-06-14T12:37:46.641-07:00Il Nilo diventa campo di battaglia. Egitto ed Etiopia, la guerra per l’acqua<header class="entry-header">
<h1 class="entry-title">
<span style="font-size: small;">da <a href="http://blogeko./" target="_blank">blogeko.</a></span></h1>
</header>
<div id="share-center-pro">
<div class="scpFacebook">
<span style="height: 61px; width: 64px;"></span></div>
<span class="stretch"></span>
</div>
<a href="http://blogeko.iljournal.it/wp-content/uploads/2013/06/Cattura38.jpg"><img alt="egitto" class="alignleft size-full wp-image-73850" height="200" src="http://blogeko.iljournal.it/wp-content/uploads/2013/06/Cattura38.jpg" width="171" /></a>Il Parlamento dell’<strong>Etiopia</strong> ha dato oggi all’unanimità <a href="http://www.reuters.com/article/2013/06/13/us-ethiopia-egypt-nile-idUSBRE95C0YZ20130613?feedType=RSS&feedName=environmentNews" target="_blank">l’ok</a> alla costruzione su un ramo del <strong>Nilo</strong> della più grande <strong>diga</strong> idroelettrica dell’Africa.<br />
L’<strong>Egitto</strong> non ha escluso l’<strong>opzione militare</strong>
per impedirlo. Il Paese è infatti la grande scatola di sabbia che si
vede nell’immagine a lato: fittamente popolato, ricava dal Nilo
praticamente tutta la sua acqua, si trova a valle della diga e la
portata del fiume sarebbe almeno per alcuni anni sensibilmente ridotta.<br />
Siamo abituati alle <strong>guerre</strong> per il petrolio, sempre più difficile da estrarre e più costoso: è il famoso <a href="http://blogeko.iljournal.it/picco-del-petrolio-imminente-finisce-su-internet-unanalisi-segreta-dellesercito-tedesco/54754" target="_blank">picco del petrolio</a> di cui risente <a href="http://blogeko.iljournal.it/miope-professor-monti-picco-del-petrolio-crisi-economica-e-crescita-impossibile/67091" target="_blank">anche l’economia italiana</a>. Le minacce di guerra per l’<strong>acqua</strong> non devono ahimè stupire, dal momento che – l’ho scritto già anni fa – siamo arrivati anche <a href="http://blogeko.iljournal.it/ne-abbiamo-gia-consumata-meta-il-mondo-rischia-di-rimanere-senzacqua/35902" target="_blank">al picco dell’acqua</a>, nel senso che il genere umano già usa la metà dell’acqua dolce disponibile: il cosiddetto sviluppo può alimentarsi <strong>solo</strong> attingendo l’acqua residua, la più difficile da conquistare e da sfruttare.<br />
Dopo il “continua”, una grande cartina illustra lo scenario e i dettali della contesa. Prima però una <strong>chicca</strong> tutta italiana: a costruire la diga in Etiopia (4,7 miliardi di dollari) è stata chiamata la <a href="http://www.salini.it/lavori-in-corso/etiopia-grand-ethiopian-renaissance-dam-6000mw/" target="_blank">Salini</a>, che da poco <a href="http://www.salini.it/sala-stampa/comunicato-stampa-2/" target="_blank">controlla</a> Impregilo.<span id="more-73842"></span><br />
<a href="http://blogeko.iljournal.it/wp-content/uploads/2013/06/Cattura37.jpg"><img alt="bacino del nilo e diga reinassance" class="alignright size-full wp-image-73846" height="572" src="http://blogeko.iljournal.it/wp-content/uploads/2013/06/Cattura37.jpg" width="451" /></a>Qui accanto vedete (in azzurro) il <strong>bacino</strong> del <strong>Nilo</strong> e tutti i Paesi che vi si affacciano. La cartina è tratta da un vecchio numero di <a href="http://temi.repubblica.it/limes/il-bacino-del-nilo/21247" target="_blank">Limes</a>.<br />
Ho aggiunto una <strong>freccia</strong> rossa per indicare il tratto del Nilo Azzurro sul quale l’Etiopia vuol costruire la sua <strong>diga</strong>, che ha battezzato “Grand Ethiopian Renaissance Dam”.<br />
In basso (da <a href="http://geocurrents.info/news-map/diplomacy-news/dam-building-in-ethiopia-water-worries-in-egypt" target="_blank">Geocurrents</a>) l’<strong>ingrandimento</strong> della zona della diga con l’<strong>enorme lago</strong>
artificiale da creare alle sue spalle per garantire il flusso d’acqua
destinato a mantenere in movimento le turbine che genereranno l’energia
idroelettrica: <strong>63</strong> miliardi di metri cubi d’acqua, salute!, per garantire una produzione di energia elettrica pari a <strong>15.000</strong> Gwh all’anno.<br />
Quanti <strong>anni</strong> ci vorranno prima che il Nilo Azzurro<strong> riempia</strong> il lago artificiale e torni a portare la solita quantità d’acqua al ramo principale del Nilo ed all’Egitto?<br />
Tre-cinque anni, <a href="http://www.internationalrivers.org/blogs/229/why-has-the-nile-river-become-a-battleground" target="_blank">stima</a> International Rivers: ed in questo periodo l’Egitto avrebbe circa il <strong>25%</strong> di acqua <strong>in meno</strong>
per dissetare i suoi 85 milioni di abitanti e per irrigare i campi dai
quali dipende il loro cibo. E’ questo il motivo della contesa.liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-35703786830155164612013-05-23T15:15:00.000-07:002013-05-23T15:15:29.548-07:00(Roma) Presentazione "Contemplando i deserti" Rapporto tra carcere, emarginazione e letteratura<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4aR4xvWjADSYD0iD3tJ8X5IP5c6fNPPNp614SkHnE80sH97CcL-sFTl-UJxtOCRrexbSdA75J7Ku0VetHzStQo7eBK_PsJkZABpAai88az7xlC5Dym6HrbbyA2eSCwmnhaayKTf6-Fy72/s1600/292366_10201365340124497_1042035351_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4aR4xvWjADSYD0iD3tJ8X5IP5c6fNPPNp614SkHnE80sH97CcL-sFTl-UJxtOCRrexbSdA75J7Ku0VetHzStQo7eBK_PsJkZABpAai88az7xlC5Dym6HrbbyA2eSCwmnhaayKTf6-Fy72/s320/292366_10201365340124497_1042035351_n.jpg" width="226" /></a></div>
<br />liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-81134305491002053312013-02-22T12:26:00.001-08:002013-02-22T12:26:13.763-08:00Grecia - Immagini dei quattro prigionieri anarchici torturati dalla polizia<h1 class="title">
<span style="font-size: small;">DA <a href="http://informa-azione./" target="_blank">informa-azione.</a></span></h1>
<span class="print-link"></span><i>foto tratte da: http://www.vice.com/it/read/grecia-polizia-anarchici</i> [pubblicata sul sito anche un'intervista ai genitori]<br /><br />Seguono alcune immagini dei <a href="http://www.informa-azione.info/grecia_quattro_compagni_anarchici_arrestati_per_rapina" target="" title="">quattro compagni</a>
arrestati il 1 febbraio 2013 e torturati dalle forze repressive
elleniche. Le immagini diffuse alla stampa sono state pesantemente e
grossolanamente ritoccate dalla polizia, come osservabile dal confronto
con quelle in possesso dei solidali.<br /><br /><img align="none" alt="" src="http://www.informa-azione.info/files/nikolaos.jpg" /><br /><i>Nikos Romanos: prima e dopo il ritocco delle foto</i><br /><br /><img align="none" alt="" src="http://www.informa-azione.info/files/N-Andreas.jpg" /><br /><i>Andreas-Dimitris Bourzoukos</i>: <i>prima e dopo il ritocco delle foto</i><br /><br /><img align="none" alt="" src="http://www.informa-azione.info/files/N-Yannis.jpg" /><br /><i>Yannis Michailidis</i>: <i>prima e dopo il ritocco delle foto</i><br /><br /><img align="none" alt="" src="http://www.informa-azione.info/files/N-Dimitris.jpg" /><br /><i>Dimitris Politis: immagine ritoccata</i>liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-82663636622174469492013-01-13T09:41:00.002-08:002013-01-13T09:41:23.855-08:00Firenze - Sull'arresto di due fascisti per attacchi firmati ALF<h1 class="title">
<span style="font-size: small;">da <a href="http://.informa-azione/" target="_blank">.informa-azione</a></span></h1>
<span class="print-link"></span><i>riceviamo e diffondiamo:</i><br /><br />Segnaliamo
la notizia di questi giorni riguardo all'arresto di due animalisti, e
del mandato di cattura ai danni di un terzo, accusati di 4 attacchi
incendiari avvenuti in Toscana negli ultimi tre mesi; l'ultimo dei quali
l'incendio del 31 dicembre a 8 camion di proprietà di un'industria di
latticini a Montelupo. Tutte le azioni di cui sono accusati sono state
rivendicate e firmate con la sigla ALF (Animal liberation front).<br /><br />Il primo dei tre ad essere arrestato, Filippo Serlupi d'Ongran, ha subito ammesso la responsabilità di tutti e 4 gli incendi.<br /><br />Negli
articoli di giornale si fa riferimento alla sua militanza negli
ambienti dell'estrema destra e al fatto che sarebbe frequentatore del
centro sociale di destra "Casaggì" di Firenze.<br /><br />Una sommaria
ricerca su internet ci ha fornito altre informazioni, tra cui il suo
profilo facebook in cui posta foto che lo vedono circondato da donne
ridotte ad oggetti sessuali.<br /><br />Le sue implicazioni con l'estrema
destra sono più attuali che mai, lo conferma la scelta dei due avvocati
che lo difenderanno: tali Giangualberto Pepi e Andrea Mennini Righini.<br /><br />Il primo si è candidato per le elezioni comunali di Firenze del 1999 per il Movimento Sociale Fiamma Tricolore:<br /><i>http://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_comunali_a_Firenze</i><br /><br />Piu'
recentemente ha pubblicato un libro dal titolo “Memorie e pensieri di
un lupo azzurro”, di chiara influenza fascista e di cui si può leggere
un'introduzione che non lascia spazio a dubbi:<br /><i>http://antimafiaduemila.com/book/4-cultura/598-memorie-e-pensieri-di-un-lupo-azzurro.html</i><br /><br />Non
a caso il libro è stato presentato il 4 ottobre 2012 al centro sociale
di destra Casaggì di Firenze e pubblicizzato sul sito della Giovane
Italia – Destra Identitaria e Giovanile: <i>http://giovaneitaliacertaldo.blogspot.it/</i><br /><br />L'altro
avvocato, Andrea Mennini Righini, ha difeso a processo un esponente del
gruppo ultras neofascista 'Bulldog Lucca 1998' della Lucchese accusato
di un violento pestaggio di gruppo ai danni di un operaio di sinistra in
un pub:<br /><i>http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2010/08/14/news/bulldog-i-giudici-devono-decidere-1.2013269</i><br /><br />Non
abbiamo trovato informazioni sulle posizioni politiche degli altri due
indagati ma la scelta di avere portato avanti azioni insieme a una
persona con ideologie filo-fasciste ci fa come minimo sorgere dei dubbi
anche su di loro.<br /><br />"Casualmente” hanno ricevuto supporto finora
solo da gruppi di destra come “100% animalisti” e blog di palese
ispirazione di estrema destra, come Bikersgrunf
(http://bikersgrunf.overblog.com/militanti-alf-liberi-subito), che
commenta l'articolo del loro arresto con un “Piena solidarietà da parte
mia ai camerati”.<br /><br />E' ridicolo che questi personaggi abbiano usato
nelle loro azioni una sigla come Alf e per di più racchiusa in una A
cerchiata; ma se inseriamo questo episodio in un contesto come quello
attuale, in cui gruppi di estrema destra (sempre più numerosi) si
appropriano delle tematiche e delle lotte storicamente legate a
movimenti anarchici o libertari, allora tutto acquisisce un senso.<br /><br />Dobbiamo
essere chiari e determinati nel rigettare ogni tipo di infiltrazione
fascista nel movimento di liberazione animale; chi sostiene questo tipo
di ideologie autoritarie e discriminatorie tra esseri umani va in
direzione opposta alla nostra concezione di liberazione animale, che si
inserisce in una lotta più ampia contro ogni forma di dominio e
prevaricazione su tutti gli esseri viventi.<br /><br />Pur condividendo le azioni di cui sono accusati non ci interessa ovviamente supportare queste persone o solidarizzare con loro.<br /><br />Questo
episodio dovrebbe anche essere occasione per un'ulteriore riflessione
da parte di individualità e gruppi antispecisti su come trovare
strategie o approfondire contenuti che non lascino spazio a dubbi e ad
ambiguità; per ribadire, dunque, i contenuti libertari della nostra
lotta.<br /><br /><i>Alcuni/e attivisti/e per la liberazione animale</i>liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-68184388483743469402012-12-26T07:49:00.004-08:002012-12-26T07:49:20.855-08:00Sono ateo, grazie a Dio!<div class="field field-name-field-titolo-lungo field-type-text field-label-hidden">
<div class="field-items">
<div class="field-item even">
<h2>
<span style="font-size: small;">da <a href="http://finimondo/" target="_blank">finimondo</a></span></h2>
</div>
</div>
</div>
<div class="field field-name-field-image field-type-image field-label-hidden">
<div class="field-items">
<div class="field-item even">
<img alt="" height="200" src="http://www.finimondo.org/sites/default/files/3a339a556961b055bcb8992685621ef36a196c46_m.jpg" width="138" /></div>
</div>
</div>
<div class="field field-name-body field-type-text-with-summary field-label-hidden">
<div class="field-items">
<div class="field-item even">
<em><strong>Dio, Patria, Famiglia</strong></em><br />
<div>
</div>
<div>
È questa la triade di valori che per secoli è stata indicata come
cielo ideale della civiltà, mentre sulla terra regnava incontrastato il
valore profano del denaro. Con il passare degli anni quei valori ideali
sono andati sbiadendo. Dovendo stare tutto il tempo col capo chino, in
segno di sottomissione, l’uomo non ha più avuto modo di guardare in
alto. L’adorazione ha lasciato il posto all’ossequio, l’ossequio ha
lasciato il posto all’indifferenza, l’indifferenza alla derisione. La
chiesa? Una succursale consacrata dell’ospizio. La caserma? Il rimpianto
di vecchi reduci, la palestra di giovani frustrati. Il matrimonio?
Quasi una mera formalità burocratica necessaria per ottenere il divorzio
da un rapporto mai vissuto con intensità.</div>
<div>
Tuttavia, nel corso degli ultimi decenni stiamo assistendo a
un’inversione di tendenza. Se la famiglia incontra ancora molte
difficoltà a riaffermarsi — vista l’incompatibilità dell’amore con
qualsivoglia vincolo e rivelatasi la dote un pessimo investimento
persino economico —, viceversa la patria ha riguadagnato decisamente
terreno. Con il suo odioso corollario di saluti alla bandiera e di cori
che intonano l’inno nazionale, lo spirito patriottardo ha iniziato ad
accompagnare tutte le imprese militari e sportive compiute all’estero
dai «nostri ragazzi», senza fare tante distinzioni fra soldati e
giocatori. L’importante è vincere, battere il nemico, e scatenare un
abbraccio collettivo in grado di suggellare l’unità nazionale. </div>
<div>
Non più ricchi e poveri o sfruttatori e sfruttati, divisi da
interessi e condizioni sociali assai distanti, ma solo italiani
accomunati dall’orgoglio identitario. Il tifo, si sa, è una malattia che
una volta entrata in circolo colpisce l’intero organismo. </div>
<div>
«Il suo quadro clinico — ci spiegano gli esperti — è caratterizzato
da offuscamento della coscienza, che si manifesta in un sopore più o
meno profondo, prostrazione, nonché, in qualche caso, in episodi
deliranti». Appunto. Cosa c’è di più delirante di quelle brulicanti
manifestazioni di massa, quando milioni di persone dall’esistenza
miserabile esultano per una vittoria o una benedizione che nulla
modifica della loro vita quotidiana?</div>
<div>
Vittoria del nazionalismo, benedizione della religione, anche qui
con una certa confusione delle parti. Resta il fatto che dell’antica
triade ritenuta in declino è senza dubbio Dio (nelle sue molteplici
forme e denominazioni) ad essere tornato più prepotentemente alla
ribalta. Fino a poco tempo fa il numero dei suoi fedeli sembrava essersi
talmente ridotto, le loro argomentazioni apparivano talmente puerili,
almeno qui in occidente, che i suoi avversari dichiarati non avevano più
motivo di combatterlo. Troppo facile, non ne valeva la pena. Nessuno
che si dannasse per negare l’esistenza di Babbo Natale. </div>
<div>
Sia chiaro, le faccende religiose venivano sempre affrontate con
tatto e circospezione. Baciamano e titoli onorifici si sprecavano nei
confronti degli alti prelati e nessun personaggio pubblico osava
dichiararsi «ateo», preferendo tutt’al più un blando «agnostico» o
«non-credente», pur di non sgualcire la delicata sensibilità dei devoti e
non incappare nei fischi del pubblico. Ad ogni modo, tutto portava a
ritenere di vivere in una società laica ormai consolidata. </div>
<div>
Ma poi, ecco che i fedeli hanno iniziato a crescere ogni giorno di
più, le oceaniche adunate dei “Papa boys” hanno smentito la natura
geriatrica dei credenti e la Chiesa, consapevole del nuovo peso
acquisito, ha ricominciato ad alzare la propria voce reazionaria e a
cercare di intromettersi in tutti gli ambiti della vita civile. </div>
<div>
L’antica derisione nei confronti della chiesa si è ritrasformata in
indifferenza, l’indifferenza in ossequio, l’ossequio in adorazione. A
sghignazzare dietro i preti non è rimasto più quasi nessuno.</div>
<div>
</div>
<div>
</div>
<div>
<em><strong>«Scontro di civiltà»</strong></em></div>
<div>
</div>
<div>
È così che molti mass media hanno presentato i recenti fatti
internazionali, i quali hanno fornito un considerevole contributo al
rigurgito di oscurantismo cui stiamo assistendo. Era praticamente
inevitabile che una dichiarazione di guerra da parte di «musulmani» —
come sono stati definiti gli attentatori dell’11 settembre — provocasse
una corrispondente risposta da parte di «cristiani». L’identità del
nemico definisce, per opposizione, la propria. Ma la concitazione del
momento non ha favorito alcun serio dibattito sulla questione: solo un
isterico strepitio che è andato progressivamente scivolando nel
fondamentalismo, da una parte come dall’altra. Questa sbrigativa
definizione delle parti in campo costituisce in sé un’ennesima
dimostrazione di come la religione funga da cortina fumogena a
motivazioni ben più triviali, nel passato come nel presente. </div>
<div>
Certo, nessuno pensa realmente che Bush sia guidato da Dio e Bin
Laden da Allah ed è noto a tutti che entrambi sono anche ricchi magnati
del petrolio e che le loro famiglie hanno fatto discreti affari insieme.
Eppure — ribadito che le crociate nascondono consistenti ragioni
profane dietro sacri pretesti — sarebbe errato sottovalutare
l’importanza del ruolo giocato dalla religione in questo conflitto. Un
ruolo che va ben oltre quello dell’apparente giustificazione di
facciata. Gli esegeti del materialismo storico sostengono che non si
convince qualcuno ad andare a farsi esplodere in aria per la sola gloria
di Dio, e che dietro a simili gesti va pertanto ricercata una spinta di
natura economica. A nostro avviso si tratta di una mezza verità. È pur
vero che dietro i kamikaze si muovono enormi interessi economici e
politici, ma rimane il fatto che nulla come il fanatismo religioso si
sposa così bene con il martirio. </div>
<div>
Se quindi i mandanti delle stragi che stanno oggi insanguinando il
pianeta sono assai più interessati all’andamento delle borse e ai giochi
di potere che ai libri sacri e alle preghiere, ciò non toglie che gli
esecutori difficilmente trovano nei bilanci aziendali la forza morale
per sacrificare la propria vita. Forza che invece è possibile trovare
nella religione. E questo non ha nulla a che vedere con le decine di
vergini promesse ai martiri dell’Islam su cui hanno tanto ironizzato i
chierichetti del Cristianesimo, proprio loro che credono nel figlio di
una vergine resuscitato pochi giorni dopo la morte. </div>
<div>
Inutile cercare di uscire dalla melma religiosa facendo leva sul
razionalismo, perché la ragione è impotente davanti all’assurdo. È per
questo motivo che un ateismo scientifico, per quanto rigoroso possa
essere, per quanto in grado di vagliare e poi confutare tutti i dati su
cui si fonda la religione, è destinato a rimanere incompleto. Con ciò
non si vuol dire che esso sia irrilevante o controproducente, solo che
l’ateismo è come un prisma il cui bagliore è dato dalla fusione della
luce irradiata dalla miriade di volti che lo compongono. Dalla critica
razionalista fino alla bestemmia, innumerevoli sono i fronti da aprire
nella lotta contro Dio e la sua opera di sfruttamento e di umiliazione
dell’essere umano. Ma ognuno di questi fronti, preso in sé e per sé, è
incapace di lanciare l’assalto decisivo per vincere la guerra.</div>
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<em><strong>Se la religione è «l’oppio dei popoli»...</strong></em></div>
<div>
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Il motivo è che costituisce un potente farmaco contro i problemi
sociali. Criticando i suoi effetti collaterali non si perviene comunque
alla loro risoluzione. In assenza di altro, nonostante la sua palese
nocività, quel farmaco riprende prima o poi ad essere assunto. Perché
dovrebbe essere altrimenti, visto che in fondo è la sola medicina che
sia stata inventata? Per altro ciò accade non solo con l’autorità
celeste, ma anche con quella terrena. Non è forse vero che lo Stato, per
quanto criticato, rimane per i più l’unico modello di organizzazione
sociale? Se Chiesa e Stato sono andati così d’amore e d’accordo per
lunghi secoli — insegnando la rassegnazione e l’obbedienza — è perché
entrambi forniscono all’uomo una “soluzione” ai suoi problemi. </div>
<div>
Con la secolarizzazione della società si pensava di aver superato
il momento religioso, considerato l’infanzia della coscienza umana.
Grazie alla scienza, si è potuto sondare l’intero universo, penetrare i
segreti recessi della natura. Non esiste più un Olimpo fuori dall’occhio
umano dove far risiedere gli dèi. Ora, tutto questo laico progresso si è
rivelato una mostruosa illusione. Da un lato perché la religione ha
influenzato lo sviluppo scientifico molto più di quanto si pensi (come
ha evidenziato David F. Noble nel suo <em>La religione della tecnologia</em>),
dall’altro perché di fronte alle irreversibili devastazioni e
manipolazioni compiute dalla tecnologia vien quasi voglia di rimpiangere
le arcaiche convinzioni animistiche. </div>
<div>
Che ne è stato poi di quella nuova etica egualitaria e solidale che
avrebbe dovuto nascere dal tracollo dei princìpi religiosi, come
auspicavano molti atei dei secoli scorsi? Accantonata ogni bigotta
morale religiosa, non è intervenuto il libero arbitrio ad illuminare gli
uomini, bensì lo sfrenato sopruso ad infangarli. Il superamento delle
proibizioni sessuali non ha condotto al libertinaggio o al libero amore,
ma al mercimonio dei corpi in cambio di favori professionali e d’altro
genere. La negazione della sacralità della vita umana non ha portato né
al riconoscimento dell’eutanasia (come auspicato dai moderati) né
all’aggiornamento del tirannicidio (come auspicato dagli estremisti), ma
al massacro indiscriminato di “innocenti”, bambini compresi.</div>
<div>
La religione — con il suo sistema di regole, obblighi e sanzioni —
fornisce un senso, una comunità e una speranza all’essere umano, che
continua ad essere solo sulla terra con la sua miseria e la sua
angoscia. L’autorità terrena non ha capito che non basta riempire lo
stomaco dell’uomo per tenerlo mansueto. I monaci, con la loro antica
formula «prega e lavora», lo avevano intuito da secoli. Il lavoro sarà
anche la miglior polizia dell’individuo, ma nessuno ama trascorrere la
propria vita all’ergastolo. E cosa sono i nostri giorni se non un «fine
pena mai»? Una volta messa la materia ai lavori forzati, bisognava dare
un’occupazione quotidiana anche allo spirito. Ciò non è avvenuto, anzi.
Nel nome di un becero determinismo economicista, spacciato per
materialismo, si è denigrato ogni slancio teso verso qualcosa che non
fosse la soddisfazione dei propri bisogni più o meno biologici.</div>
<div>
Inoltre, se l’autorità ecclesiastica prometteva la futura salvezza
come ricompensa della presente sofferenza, cosa aveva da offrire
l’autorità civile in cambio di una vita di obbedienza? La pensione? «No,
il destino dell’uomo sulla terra non è quello della bestia che conduce
al lavoro… La Felicità è lo scopo verso il quale tutti gli esseri si
dirigono, quando ascoltano la grande voce della natura. Esistono due ali
per raggiungerla: la Speranza e la Libertà», affermava un
rivoluzionario del passato. Ma solo la Libertà è la Felicità compiuta,
la Speranza non è che un surrogato, la consolante anticipazione
immaginaria. E tuttavia è proprio questa la forza della religione.
Mentre lo Stato, essendo la negazione della Libertà, non può dare la
Felicità, la Chiesa rende almeno la Speranza a portata di tutte le
preghiere. Laddove il mondo profano garantisce solo il benessere
materiale ed esclusivamente a chi se lo può permettere, il mondo
religioso concede un benessere assoluto a chi si accontenta di quello
che già è e possiede: «beati i poveri perché loro è il regno dei
cieli». </div>
<div>
Diventa quindi facile comprendere perché più le condizioni sociali
si deteriorano e più si fa pressante l’esigenza di trovare sollievo
nella fede. Il fondamentalismo religioso che oggi sta esplodendo nei
paesi del Medio Oriente, ma anche nelle periferie di molte metropoli
occidentali, è il risultato di una vita senza prospettive. Perché mai
morire come «martiri dell’Islam», ricordati e venerati da milioni di
persone, dovrebbe essere peggio che morire laicamente di stenti, isolati
e dimenticati da tutti? Perché mai morire in battaglia dovrebbe essere
peggiore che sopravvivere davanti a un televisore? Ecco perché è solo
dando una prospettiva alla vita, una prospettiva come mai è apparsa fino
ad ora, che si potranno infine eliminare le condizioni che rendono
necessaria la religione.</div>
<div>
</div>
<div>
</div>
<div>
<em><strong>Cosa sono le religioni?</strong></em></div>
<div>
</div>
<div>
Non lo si ripeterà mai abbastanza. Tutte le religioni sono
menzogne, tutte le religioni sono oppressione, tutte le religioni sono
strumenti di dominio. Chiese, moschee, sinagoghe o templi, si tratta
sempre di luoghi in cui si entra e da cui si esce solo inginocchiandosi
dinnanzi a chi sta in alto. </div>
<div>
Una delle più diffuse convenzioni sociali della nostra epoca è
quella secondo cui ogni opinione religiosa debba essere rispettata,
essendo considerato esecrabile solo il fanatismo. Come se il fanatismo
non fosse una caratteristica intrinseca in ogni religione, come se lo
stesso concetto di sacro non implicasse la punizione del trasgressore:
quale punizione a quale trasgressore, è solo una differenza di
sfumature. Se in Algeria ci sono fanatici integralisti che attaccano le
donne che non portano il velo, come definire quelli che negli Stati
Uniti aggrediscono i medici che accettano di praticare l’aborto? </div>
<div>
Stiamo anche assistendo a curiose dispute in merito alla pretesa
superiorità del cristianesimo rispetto alle altre religioni. C’è chi lo
considera comunque migliore dell’islamismo, di cui viene evidenziato il
disprezzo nei confronti delle donne. Eppure, tralasciando il cristiano
trattamento riservato alle donne in passato, la rinuncia al piacere dei
sensi, contrapposto alla necessità del concepimento, è a tutt’oggi parte
integrante del cristianesimo. Le suore, e in particolar modo quelle di
clausura, sono anch’esse un simbolo della negazione della donna. Se la
donna tenuta rinchiusa e a cui viene imposto il velo desta orrore, la
donna picchiata o ammazzata perché troppo disinibita non è forse un
fatto diventato quasi normale nella sua quotidianità? Del resto, se
spostiamo il discorso alla civiltà nel suo complesso, la donna
apprezzata in oriente è quella vestita il più possibile, mentre in
occidente è quella svestita il più possibile. Il che ha tutta l’aria di
rappresentare i due poli di una medesima umiliazione.</div>
<div>
È un fatto: non esistono religioni buone e religioni cattive. La
religione, quale che sia, è la negazione dell’intelletto e dei
sentimenti più autentici, la repressione dei desideri, la mortificazione
della dignità, nonché l’incitamento alla rassegnazione, l’apologia
della sottomissione, l’esaltazione della miseria. La religione protegge
il potente, benedice il soldato, approva il gendarme, prepara il boia,
mentre scomunica e condanna ogni pensiero e ogni gesto ribelle. </div>
<div>
Ma non serve a nulla bestemmiare contro i padroni del cielo quando
si rivolgono preghiere a quelli sulla terra. Gli uni non possono vivere e
prosperare senza gli altri. «Né Dio, né Stato» era e continuerà sempre
ad essere una condizione essenziale per la liberazione umana.</div>
<div>
</div>
<div style="text-align: right;">
[<em>Sono ateo, grazie a Dio</em>, Gratis, 2006]</div>
</div>
</div>
</div>
<ul class="links inline">
<li class="print_html first last"><a class="print-page" href="http://www.finimondo.org/print/1039" rel="nofollow" title="Display a printer-friendly version of this page."><img alt="Versione stampabile" class="print-icon" src="http://www.finimondo.org/sites/all/modules/print/icons/print_icon.gif" title="Versione stampabile" /></a></li>
</ul>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-88180301065051072012-12-12T11:27:00.003-08:002012-12-12T11:27:53.234-08:0015 ottobre 2011: chiesti 8 anni di carcere per 5 manifestanti <h3 class="post-title entry-title" itemprop="name">
</h3>
<div class="post-header">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifJBiaeH-qJtrTZi-n0oZYRqZSgJSQ8EnzYYqmnqqUXXkfUt7aBABSRD5TwUUcmyjOhDi5DAL6X5yfvWwNg5axyTf5PnNIOAkoNcHA-gN_nF7frLC8zFwfNacF_Gelo0Fq4jZ3w_wHytM/s1600/2011101501827405444p.jpg" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifJBiaeH-qJtrTZi-n0oZYRqZSgJSQ8EnzYYqmnqqUXXkfUt7aBABSRD5TwUUcmyjOhDi5DAL6X5yfvWwNg5axyTf5PnNIOAkoNcHA-gN_nF7frLC8zFwfNacF_Gelo0Fq4jZ3w_wHytM/s200/2011101501827405444p.jpg" width="144" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">da <a href="http://osservatoriorepressione/" target="_blank">osservatoriorepressione</a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Otto anni di
reclusione e un risarcimento danni per oltre 2miliono di euro. E' questa
la richiesta presentata oggi, alla procura di Teramo, nei confronti dei
cinque manifestanti provenienti da Teramo accusati di aver partecipato
agli scontri con la Polizia a Roma, il 15 ottobre del 2011, durante la
cosiddetta manifestazione degli ‘indignados’. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=1045102685769493501" name="more"></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Per la procura
romana, Davide Rosci, Mauro Gentile, Mirco Tomassetti, Marco Moscardelli
e Cristian Quatraccioni devono rispondere di resistenza pluriaggravata,
devastazione e saccheggio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nei confronti
dei cinque sono state avanzate anche pesanti richieste di risarcimento.
Il Comune di Roma ha chiesto 900mila euro per i danni alla città, l'Ama
(l'azienda della nettezza urbana) 300mila per i cassonetti, l'Atac
(trasporti pubblici urbani) 500mila, l'Avvocatura dello Stato ha chiesto
al giudice di quantificare il danno ricevuto dalle forze dell'ordine,
mentre il difensore del Carabinieri fuggito dal blindato in fiamme ha
avanzato richiesta di 50mila euro a testa per i cinque imputati. La
sentenza è attesa per il prossimo gennaio. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">da </span><a href="http://www.contropiano.org/it/archivio-news/archivio-news/in-breve/italia/item/13221-15-ottobre-2011-chiesti-8-anni-di-carcere-per-5-manifestanti"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">contropiano</span></a></div>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-63137019536794413222012-12-12T11:10:00.000-08:002012-12-12T11:10:03.569-08:00Banane ripiene di lime <div class="post" id="post-29311">
da <a href="http://macerie/" target="_blank">macerie</a><br /><div class="details_small">
<a href="http://www.autistici.org/macerie/?cat=25" rel="category" title="Visualizza tutti gli articoli in Diario">Diario</a>
</div>
<div style="text-align: center;">
<img alt="banana_farcita.jpg" height="211" src="http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/banana_farcita.jpg" width="320" /></div>
Un bel cesto di Banane. Banane di Porta Palazzo, s’intende, banane ripiene di lime. Non <em>un lime</em>
nel senso di frutto tropicale, ma proprio cinque seghetti da ferro, di
quelli buoni per segare le sbarre. Le banane in questione erano in un
pacco che un anarchico di Torino ha portato mercoledì pomeriggio
all’ingresso del Cie di corso Brunelleschi, ma purtroppo le lime sono
state beccate.<br />
<span id="more-29311"></span>«Che faccia tosta! - esclama la guardia
dopo la scoperta - immaginare che a consegnare nelle mani di un
prigioniero gli strumenti per riguadagnarsi la libertà fosse proprio un
ignaro poliziotto.» «Questo ha letto troppi fumetti!» ridacchiano in
questura e nelle redazioni dei giornali. «Che ingenuo! - sentenzia il
saggio - non sa che esistono i metal detector?» «E che stolto! - gli fa
eco il prudente - non poteva farle portare da qualcuno meno in vista che
passasse inosservato?»<br />
Se a poliziotti e giornalisti è buona usanza non rispondere, a tutti
gli altri vale forse la pena di dir qualcosa. Ai saggi, basta ricordare
tutte le volte che nel recente passato i prigionieri del Cie di Torino
(e non solo) le sbarre le han segate per davvero, e che quindi dei
seghetti in qualche modo saranno pur entrati, anche se chi sia riuscito a
gabbare i controlli, e in che modo, non è dato sapere. Ai prudenti,
diciamo semplicemente che non si può aspettare che un altro faccia quel
che va fatto, che non si può delegare agli altri quel che la coscienza
detta di fare.<br />
Forse le banane non sono il posto migliore per imboscarle, ma l’unica
domanda da porsi riguardo alle lime da ferro, dunque, non è tanto <em>se</em> sia possibile farle entrare o <em>chi</em> possa farlo, ma per l’appunto il <em>come </em>riuscirci.
Per scoprirlo, occorrerà semplicemente provarci e riprovarci ancora, e
sempre, o fino a quando non ci saranno più sbarre da segare.<br />
<br />
<em>Un anno e mezzo di lime (senza banane) </em><br />
Nell’<strong>aprile 2011</strong> una ventina di reclusi tentano di evadere dal Cie di <strong>Bologna</strong>.
Si sono aperti un varco tagliando una sbarra di ferro e poi hanno
scavalcato la seconda recinzione: in quindici guadagnano la libertà,
altri vengono fermati dalla polizia. Soltanto il giorno dopo, durante
una perqusizione, verranno ritrovati alcuni <a href="http://www.autistici.org/macerie/?p=28525">seghetti artigianali</a> usati per l’evasione.<br />
Nel <strong>settembre 2011</strong>, in due differenti evasioni, più di trenta reclusi scappano dal Cie di <strong>Torino</strong>. Il <a href="http://www.autistici.org/macerie/?p=28837">9 settembre</a>
ce la fanno in dodici: lavorando con dei seghetti da ferro per più di
un mese, i reclusi dell’area viola si erano preparti un varco nella
rete e si erano costruiti pezzi di metallo affilati per tenere lontane
le guardie durante la fuga. Durante le perquisizioni effettuate <a href="http://www.autistici.org/macerie/?p=28838">nei giorni successivi</a>,
la polizia non troverà traccia dei seghetti, rimasti forse ben
nascosti in qualche angolo segreto del Centro. Non passano neanche due
settimane e il <a href="http://www.autistici.org/macerie/?p=28856">22 settembre</a>
scoppia una sommossa nel Centro. Le serrature delle gabbie,
danneggiate di nascosto nei giorni precedenti, vengono scardinate e si
aprono nuovi varchi nelle reti. La polizia riesce a fermare e arrestare
dieci fuggitivi, ma in <a href="http://www.autistici.org/macerie/?p=28860">ventidue riescondo ad evadere</a>.<br />
Nel <strong>dicembre 2011</strong>, sempre dal Cie di <strong>Torino</strong>, evadono ventisei reclusi. La <a href="http://www.autistici.org/macerie/?p=28994">notte di Natale</a>,
approfittando della carenza di personale e del mancato intervento del
fabbro per riparare i danni alle gabbie, i reclusi di tutte le sezioni
maschili inziano una sommossa. Quasi contemporaneamente escono dalle
gabbie, attraverso varchi aperti nelle reti o forzando le porte. Molti
vengono fermati, ma in ventuno riescono ad evadere. Nei giorni
successivi la Polizia alza il livello di guardia e in una delle tante
perquisizioni viene ritrovato un seghetto. I reclusi non si perdono
d’animo e la <a href="http://www.autistici.org/macerie/?p=29005">notte di Capodanno</a>
ci riprovano. Nonostante la Questura avesse riempito il centro di
carabinieri in antisommossa, i ragazzi dell’area blu escono dopo aver
forzato la porta, si scontrano con le guardie, e iniziano a scavalcare
il muro di cinta. Le volanti che controllavano il perimetro esterno del
Centro riescono a catturare un solo evaso, altri cinque invece sono
liberi.<br />
Nel <strong>maggio 2012</strong> è il turno dei reclusi del Cie di <strong>Modena</strong>. Il 12 la Questura ordina <a href="http://www.autistici.org/macerie/?p=29141">una perquisizione a sorpresa</a>
nel blocco 6 e scoppia una sommossa. Poliziotti e militari vengono
aggrediti da una sessantina di reclusi armati di sbarre di ferro e sono
costretti a rimandare la perquisizione. Aluni giorni dopo gli agenti
riescono a fare irruzione nel blocco e trovano dieci metri di lenzuola
di carta annodate e quattro seghetti nascosti in un bocchettone
dell’impianto di aerazione. La Polizia, forse convinta di aver sventato
il piano dell’evasione, abbassa la guardia e <a href="http://www.autistici.org/macerie/?p=29148">canta vittoria sui giornali</a>. Evidentemente i seghetti avevano già fatto il loro lavoro, e infatti <a href="http://www.autistici.org/macerie/?p=29151">un paio di giorni dopo</a> una dozzina di reclusi riesce ad evadere dal Centro.<br />
<div class="date">
macerie @ Dicembre 9, 2012</div>
</div>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-16052078020127793852012-12-01T03:49:00.000-08:002012-12-01T03:49:06.532-08:00Di mese in mese continuano i viaggi di treni nucleari in Piemonte<h1 class="entry-title full-title">
<span style="font-size: small;">da <a href="http://anarresinfo/" target="_blank">anarresinfo</a></span></h1>
<a href="http://anarresinfo.noblogs.org/files/2012/11/nonuke3.jpg"><img alt="" class="alignleft size-full wp-image-2767" height="283" src="http://anarresinfo.noblogs.org/files/2012/11/nonuke3.jpg" width="510" /></a><br />
<strong></strong>Il tam tam degli antinuclearisti ha fatto filtrare
la notizia che forse già la prossima settimana passerà per il Piemonte,
un treno pieno di scorie nucleari.<br />
Questi “viaggi” sono tenuti nascosti alla popolazione. Non ci dicono
quando passano, da dove passano, non ci informano sui rischi in caso di
incidente. Temono che, se sapessimo, ci ribelleremmo.<br />
Per saperne di più <a href="http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-23-treni-nucleari-lorenzo.mp3">ascolta l’intervista</a> che Anarres ha realizzato con l’attivista No Nuke Lorenzo Bianco.<br />
<strong>Torino. Sabato 24 novembre<br />
punto informativo sui treni nucleari in Piemonte<br />
ore 10/13 al Balon – via Borgodora angolo via Andreis<br />
</strong><br />
Il prossimo sarà il quarto trasporto di scorie dal deposito
“provvisorio” di Saluggia all’impianto di riprocessamento di La Hague.<br />
Nell’ultimo anno, pur avendolo appreso pochi giorni o persino poche ore
prima, gli attivisti contro il nucleare si sono dati da fare per far
sapere a tutti che una bomba atomica viaggiava a pochi passi dalle loro
case.<br />
<span id="more-2764"></span> La prima volta, nel marzo 2011 alla stazione di Condove, la polizia picchiò e arrestò due No Nuke<br />
Nell’aprile dello scorso anno, qualche centinaio di attivisti si sedette
sui binari della stazione di Avigliana per rallentare il treno. La
polizia portò via uno ad uno gli antinuclearisti ma il muro del silenzio
venne abbattuto. I trasporti sono stati interrotti sino al luglio di
quest’anno, quando per far passare il Castor, arrivarono a sequestrare
per ore un treno pieno di antinuclearisti alla stazione di Bussoleno.<br />
La Regione Piemonte ha una legge che prescrive che venga fatto un piano
di emergenza in caso di incidente a uno di questi treni. Lo sapevi?<br />
Tutti quelli che abitano nel raggio di tre chilometri per lato dalla
ferrovia dovrebbero fare le esercitazioni nel caso uno di questi treni
deragliasse o saltasse per aria.<br />
Probabilmente nessuno te lo ha detto. I responsabili delle ferrovie, il
sindaco, la prefettura, la questura tengono la bocca chiusa.<br />
A Viareggio l’incidente ad un treno di materiali chimici ha fatto morti e
feriti. Immaginate se toccasse ad un treno pieno di scorie altamente
radioattive.<br />
L’unica misura consigliata dalle Prefetture a chi abita a 300 metri dalla linea ferroviaria è chiudersi in casa.<br />
Tutti noi sappiamo che non basta chiudersi in casa per sfuggire alle conseguenze di un incidente nucleare.<br />
L’85% delle scorie radioattive prodotte in Italia sono concentrate a
Saluggia, Trino vercellese e Bosco Marengo. Dopo venticinque anni dalla
chiusura delle centrali nucleari italiane la questione delle scorie non è
stata risolta. E non lo sarà mai, perché le scorie restano
pericolosissime per la salute umana e per l’ambiente per decine di
migliaia di anni.<br />
Lo scorso mese il governo ha deciso di smantellare l’ex centrale di
Trino vercellese: al suo posto faranno un secondo deposito
«provvisorio».<br />
In nessun paese al mondo c’è un sito definitivo per lo stoccaggio. Costi
altissimi e l’opposizione delle popolazioni coinvolte hanno fatto sì
che le scorie rimanessero nei pressi delle centrali.<br />
I trasporti che stanno facendo a nostra insaputa sono diretti in
Francia. Nell’impianto di La Hague, le scorie vengono “riprocessate” e
poi rimandate in Piemonte. Radioattive e pericolose come prima, perché a
La Hague si limitano estrarre il Mox, un combustibile per le centrali, e
il plutonio. Il plutonio serve ad una sola cosa: fare le bombe
atomiche.<br />
Il sito di Saluggia non è sicuro: nell’ultima alluvione le falde sono state contaminate.<br />
Se uno dei treni diretti in Francia deragliasse, se qualcuno lo
scegliesse come obiettivo e lo facesse saltare, se ci fosse una scossa
di terremoto – anche lieve – mentre attraversa il basso Piemonte, da
Vercelli, attraverso Asti, Alessandria, la provincia di Torino e la Val
Susa migliaia di persone rischierebbero la vita.<br />
Vale la pena? Vale la pena di arricchire affaristi senz’altro
scrupolo che il lucro? Siamo nella città della Thyssen, nella regione
della strage dell’Eternit: ai padroni poco importa della nostra salute.<br />
Noi pensiamo che questi trasporti debbano cessare. E siamo decisi a
metterci in mezzo. Per il futuro dei nostri figli, per un mondo senza
sfruttati né sfruttatori, per farla finita con la devastazione del
territorio, per essere liberi di decidere.liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-72542453093694233492012-12-01T03:37:00.000-08:002012-12-01T03:37:21.209-08:00SEQUESTRATI DALLA POLIZIA FRANCESE I NO TAV DIRETTI ALL’AVANT SOMMET <h1 class="title" style="-webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; background-color: white; color: #211f1f; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 26px; font-style: normal; font-variant: normal; letter-spacing: normal; margin: 0px; orphans: 2; padding: 0px; text-align: left; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;">
<span style="font-size: small;">D<span style="font-size: small;">a no tav.info</span></span></h1>
<div class="entry" style="-webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; background-color: white; clear: left; color: #211f1f; float: left; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: 1.7; orphans: 2; overflow: hidden; text-align: left; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; width: 676px; word-spacing: 0px;">
<div style="line-height: 1.5; margin: 0px 0px 15px;">
<a href="http://www.notav.info/wp-content/uploads/2012/12/Enfant-au-milieu-de-flics.jpg" style="color: #166e96; font-weight: bold; outline: none; text-decoration: initial;"><img alt="" class="alignleft size-medium wp-image-20156" height="271" src="http://www.notav.info/wp-content/uploads/2012/12/Enfant-au-milieu-de-flics-300x271.jpg" style="border: 0px none; float: left; height: auto; margin: 5px 10px 10px 0px; max-width: 676px; text-decoration: initial; vertical-align: middle; width: auto;" title="Enfant-au-milieu-de-flics" width="300" /></a></div>
<div style="line-height: 1.5; margin: 0px 0px 15px; text-align: justify;">
ore 12.18 Guido Fissore consigliere comunale di Villarfocchiardo invalle di Susa fermato anche lui alla frontiera francese ci racconta la situazione dei fermati. L’autista del pulman ed altri due no tav pare siano ritenuti persone non gradite dalla repubblica francese e così sono ora trattenuti dalla gendarmeria che dopo averli schedati con<span class="Apple-converted-space"> </span><a href="http://www.notav.info/senza-categoria/sequestrati-dalla-polizia-francese-i-no-tav-diretti-allavant-sommet-ascolta-diretta/#" id="_GPLITA_0" style="color: #166e96; font-weight: bold; outline: none; text-decoration: underline;" title="Click to Continue > by I Want This">foto</a><span class="Apple-converted-space"> </span>segnaletiche ed impronte digitali vuole respingerli con un foglio di allontanamento immediato. Il pulman quindi privo di autista e di chiavi rimane fermo e tornerà con tutta probabilità verso l’Italia. ASCOLTA AUDIO GUIDO DA MODANE FRANCIA<span class="Apple-converted-space"> </span><a href="http://www.notav.info/wp-content/uploads/2012/12/guido-modane.mp3" style="color: #166e96; font-weight: bold; outline: none; text-decoration: initial;">guido in diretta da modane</a></div>
<div style="line-height: 1.5; margin: 0px 0px 15px;">
Ci giungono notizie allarmanti dal confine con la Francia. Questa mattina un pulman di no tav con un’età media oltre i 65 anni è stato bloccato alla frontiera italo francese di Modane. Destinazione Avant Sommet, una conferenza promossa dai no tav francesi e italiani a Lione in cui le ragioni del movimento verranno presentate. Partiti di buon’ora i no tav hanno così raggiunto dalla valle di Susa la frontiera con la Francia e lì sono stati immediatamente bloccati dalle forze di polizia d’oltralpe. Normali controlli dicono, coordinati con le forze di polizia italiane (che però smentiscono categoricamente) ma i fatti precipitano. Per circa due ore i pensionati della valle di Susa vengono tenuti sul pulman al confine oltre il valico alpino, a motore spento e al freddo. Dalle ore 10.15 vengono trasferiti poi al vicino commissariato dove tutt’ora sono in stato di fermo. Gravissime le prese di posizione anche del quotidiano nazionale francese Le Monde che con una nota chiede ai governi italiano e francese se sia stata sospesa la convenzione di Schengen.<span class="Apple-converted-space"> </span><a href="http://www.notav.info/senza-categoria/sequestrati-dalla-polizia-francese-i-no-tav-diretti-allavant-sommet-ascolta-diretta/#" id="_GPLITA_1" style="color: #166e96; font-weight: bold; outline: none; text-decoration: underline;" title="Click to Continue > by I Want This">Ad</a><span class="Apple-converted-space"> </span>ora i legali del legal team no tav non sono riusciti ad intervenire e non riusciamo a parlare e contattare i no tav fermati</div>
<div style="line-height: 1.5; margin: 0px 0px 15px;">
ascolta la diretta con alberto perino che dalla valle di Susa segue con il legal team la crisi<span class="Apple-converted-space"> </span><a href="http://www.notav.info/wp-content/uploads/2012/12/alberto.mp3" style="color: #166e96; font-weight: bold; outline: none; text-decoration: initial;">alberto in diretta</a></div>
</div>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-42667771171418465512012-11-27T10:39:00.003-08:002012-11-27T10:39:47.710-08:00Soprusi e minacce nei confronti di Madda<div class="entry-meta">
<span class="meta-sep"></span> <span class="author vcard"><a class="url fn n" href="http://anarchiciferraresi.noblogs.org/post/author/anarchiciferraresi/" title="View all posts by Anarchici ferraresi">da Anarchici ferraresi</a></span> </div>
<a href="http://anarchiciferraresi.noblogs.org/files/2012/11/images.jpg"><img alt="" class="alignleft size-thumbnail wp-image-1467" height="150" src="http://anarchiciferraresi.noblogs.org/files/2012/11/images-150x150.jpg" width="150" /></a>Da tre mesi Madda si trova rinchiusa nel carcere “Pagliarelli” di Palermo.<br />
<div align="JUSTIFY">
Dalle varie lettere da lei spedite ad alcuni compagni
si è venuti a conoscenza di una situazione veramente esasperante. Da
molte settimane la nostra compagna sta subendo innumerevoli soprusi:
viene scortata all’aria (pur essendo stata arrestata per un reato comune
e non avendo le restrizioni dell’Alta Sicurezza) da vari secondini
maschi e non donne come di regola in un braccio femminile, le viene
tagliato il sopravvitto, le vengono appioppati rapporti disciplinari e
denunce per oltraggio a pubblico ufficiale, le è vietato ogni contatto –
anche visivo – con detenute di sua conoscenza, le vengono rigettati
tutti i colloqui – ad eccezione della madre che finora non è potuta
ancora andare – e, infine, minacciata di morte.</div>
<div align="JUSTIFY">
In una occasione, mentre la scorta di più secondini
la portava all’aria (pratica giornaliera), Madda ha volto lo sguardo
verso la sezione AS (come da normativa chiusa da cancelli) per salutare
una detenuta da lei conosciuta nel carcere di Rebibbia. Senza nemmeno
aver proferito una parola, si è ritrovata il sovrintendente delle
guardie faccia a faccia con fare minaccioso. Lo sbirro ha poi cominciato
ad urlarle a pochi centimetri dal viso “Calore, ti ammazzo”, aspettando
una sua reazione per poterle mettere le mani addosso.</div>
<div align="JUSTIFY">
Il secondo episodio, pochi giorni dopo con il
pretesto di una discussione tra guardie e detenute, Madda viene
nuovamente fronteggiata dal suddetto sovrintendente, tale Vincenzo
Cipolla di Palermo, che dal primo giorno di carcerazione le ha fatto
patire minacce, provocazioni, insulti e spintoni. In entrambe le
occasioni, tutta la squadra di secondini le ha dimostrato apertamente di
non aspettare altro che una sua reazione per poterla massacrare.</div>
<div align="JUSTIFY">
Va comunque evidenziato il notevole problema di
sovraffollamento che, come in tutte le carceri italiane, affligge il
Pagliarelli. Le minacce sono pratica giornaliera e nell’ultimo periodo,
inoltre, si è verificato un suicidio nella sezione A.S. maschile.</div>
<div align="JUSTIFY">
Madda non è mai scesa a patti col nemico e ha sempre
lottato con tutto il cuore e l’energia che la contraddistinguono. Più
volte coinvolta in innumerevoli inchieste, i cani da guardia dello stato
non smettono di alitarle il loro fiato immondo addosso.</div>
<div align="JUSTIFY">
Rilanciamo la solidarietà attiva nei confronti di
Madda, invitando i compagni e le compagne di tutte le città a inviare
immediatamente telegrammi di solidarietà per rompere il muro di
isolamento e di tensione in cui le guardie la stanno costringendo:</div>
<div align="JUSTIFY">
Maddalena Calore</div>
<div align="JUSTIFY">
Casa circondariale di PALERMO – Pagliarelli</div>
<div align="JUSTIFY">
Piazza Pietro Cerulli, 1</div>
<div align="JUSTIFY">
90129 – PALERMO</div>
<div align="JUSTIFY">
Per ribaltare la situazione e mettere sotto pressione gli aguzzini, spediamo fax ed e-mail alla direzione del carcere:</div>
<div align="JUSTIFY">
telefoni: 091 – 6685456 / 4630 / 1532 / 3442</div>
<div align="JUSTIFY">
fax: 091 – 6685256</div>
<div align="JUSTIFY">
091 – 6681116 (ufficio matricola)</div>
<div align="JUSTIFY">
091 – 6680938 (nucleo traduzione e piantonamenti)</div>
<div align="JUSTIFY">
091 – 6686406 (ufficio educatori)</div>
<div align="JUSTIFY">
e-mail: <a href="mailto:cc.pagliarelli.palermo@giustizia.it">cc.pagliarelli.palermo@giustizia.it</a></div>
<div align="JUSTIFY">
<a href="mailto:matricola.cc.pagliarelli.palermo@giustizia.it">matricola.cc.pagliarelli.palermo@giustizia.it</a></div>
<div align="JUSTIFY">
<a href="mailto:ntp.cc.pagliarelli.palermo@giustizia.it">ntp.cc.pagliarelli.palermo@giustizia.it</a></div>
<div align="JUSTIFY">
<a href="mailto:educatori.cc.pagliarelli.palermo@giustizia.it">educatori.cc.pagliarelli.palermo@giustizia.it</a></div>
<div align="JUSTIFY">
FUOCO ALLE GALERE!</div>
<div align="JUSTIFY">
MORTE AGLI AGUZZINI!</div>
<br />
<br />
<div align="JUSTIFY">
<br /></div>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-87036674441845117092012-10-22T12:18:00.005-07:002012-10-22T12:18:42.662-07:00Grecia. Tra rivolta sociale e fascismo<h1 class="entry-title full-title">
<span style="font-size: small;">da <a href="http://anarresinfo/" target="_blank">anarresinfo</a></span></h1>
<a href="http://anarresinfo.noblogs.org/files/2012/10/grecia-poliziotto-brucia.jpg"><img alt="" class="alignleft size-full wp-image-2513" height="304" src="http://anarresinfo.noblogs.org/files/2012/10/grecia-poliziotto-brucia.jpg" width="500" /></a>Tre
scioperi generali in meno di un mese sono il sintomo di un disagio
sociale profondo, che gli ulteriori tagli di 11,5 miliardi pretesi dalla
Trojka (FMI, BCE, UE) in cambio di un ulteriore prestito di 32
miliardi, non potranno che approfondire.<br />
Questi scioperi, ultimo è stato il 18 ottobre, nonostante la paralisi
pressoché assoluta di buona parte delle attività produttive e dei
servizi, non sono riusciti a fermare il governo guidato dal conservatore
Antonis Samaras, che continua in una linea di rigore che ha messo in
ginocchio buona parte della popolazione greca. La disoccupazione
giovanile arriva al 60%, i salari e le pensioni non coprono le spese
essenziali, negli ospedali c’é carenza di medicine.<br />
Diversamente dallo sciopero del 26 settembre non ci sono stati arresti
preventivi tra le assemblee di quartiere: la forte reazione a questa
forma di repressione anticipata ha evidentemente dissuaso la polizia dal
proseguire su questa strada.<br />
Tanta parte delle reti di solidarietà che in qualche modo arginavano il
dilagare della povertà stanno saltando, mentre la disaffezione alla
partecipazione diretta è in aumento. Gli scioperi delle ultime tre
settimane non sono stati totali come in passato, i disoccupati non hanno
partecipato alla manifestazione del 18 ottobre, che al termine dei
consueti scontri finali ha un bilancio di un morto per infarto, tre
feriti gravi per le botte.<br />
In questo contesto si allarga il consenso sociale della destra
neonazista che, secondo alcuni sondaggi, in caso di voto vedrebbe
raddoppiato il pur considerevole bottino racimolato all’ultima
consultazione, collocandosi al terzo posto dopo Syriza e Nea Democratia.<br />
La politica dei nazisti è molto semplice e molto efficace: coniugare
la violenza contro stranieri ed immigrati con la costruzione di reti di
solidarietà finanziate dalla chiesa ortodossa e da alcuni imprenditori
amici.<br />
Anarres ne ha parlato con Simone Ruini, della commissione relazioni
internazionali della FAI, che mantiene un contatto costante con i
compagni greci del gruppo dei Comunisti Libertari di Atene, che stanno
sviluppando una interessante riflessione sulla necessità di coniugare un
forte conflitto sociale e una pratica di contrasto diretto delle
presenza neonazista con la nascita di reti solidali tra città e
campagna.<br />
<a href="http://radioblackout.org/2012/10/grecia-tra-rivolta-sociale-e-fascismo/">Ascolta l’intervista a radio blackout</a><br />
<a href="http://radioblackout.org/2012/10/grecia-tra-rivolta-sociale-e-fascismo/">scarica l’audio</a>liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-46847698675317855362012-10-22T12:04:00.005-07:002012-10-22T12:04:54.799-07:00L’azione degli anarchici nella rivoluzione russa<div class="field field-name-field-titolo-lungo field-type-text field-label-hidden">
<div class="field-items">
<div class="field-item even">
<h2>
<span style="font-size: small;">da <a href="http://finimondo/" target="_blank">finimondo</a></span></h2>
</div>
</div>
</div>
<div class="field field-name-field-image field-type-image field-label-hidden">
<div class="field-items">
<div class="field-item even">
<img alt="" height="200" src="http://www.finimondo.org/sites/default/files/ff326ee05866e7de01bd76332371815951e9e734_m.jpg" width="130" /></div>
</div>
</div>
<h5>
Kasimir Teslar</h5>
<div>
</div>
<div>
Il giorno 17 dello scorso ottobre, nel salone della Camera del
Lavoro di Torino, tenni una conferenza sul tema: «Gli anarchici e la
rivoluzione russa», a cui oltre agli anarchici e a un numeroso pubblico,
intervennero una trentina di comunisti autoritari. Il contegno di
questi ultimi fu il solito: essi diedero sfogo al loro autoritarismo e
con un indescrivibile accanimento fecero opera di sabotaggio, sì da
scavare ancor più incolmabile abisso che ci separa. Essi ci convinsero
una volta di più che tra noi e loro, all’infuori d’una guerra a morte
non vi può essere nulla di comune. Infatti quei futuri cekisti, oltre
alla prova del loro settarismo, ci diedero anche quella dell’incoerenza e
della malafede.</div>
<div>
Il contraddittorio del comunista Nicolò fu privo di senso comune e
pieno di falsità e riboccante di calunnie, contro gli anarchici. Ai
fatti da me narrati, Nicolò rispose con una sciocca tirata di goffi
epiteti, ma non oppose un solo fatto e non disse nemmeno una parola
della Rivoluzione Russa. In fondo in fondo egli non fece che una stupida
apologia dei governanti dittatoriali di Mosca.</div>
<div>
Nel n. 289 l’<em>Ordine Nuovo</em> con la faccia tosta che lo
distingue così bene, pubblicò, circa il contraddittorio
anarchico-comunista sulla Russia, tante menzogne quante righe vi erano
nell’articoletto. Esso ribatteva sul «solito discorso libertario» contro
la Russia dei Soviet e dei suoi dirigenti e finiva col protestare
contro la «diffamazione in danno del primo stato proletario».</div>
<div>
Siccome all’oratore comunista autoritario Nicolò i fatti da me
esposti sembravano insufficienti e i miei argomenti non l’avevano
convinto, li voglio ora ripetere e vedremo chi sono i diffamatori e i
controrivoluzionari, se noi o loro.</div>
<div>
Eccovi quattro verità sul così detto primo Stato proletario e sulla
parte che presero i bolscevichi e gli anarchici nella Rivoluzione
Russa.</div>
<div>
</div>
<div>
In primo luogo devo rilevare la confusione che molti ancora fanno
tra la rivoluzione e il bolscevismo. Il bolscevismo, cioè marxismo o
comunismo autoritario, è la vera controrivoluzione. Il bolscevismo ha
strozzato ed ha assassinato la Rivoluzione Russa, che fu davvero
liquidata dal partito comunista autoritario russo. In Russia non c’è più
la rivoluzione; là vige un ordine nuovo, del quale il compito è
l’assoluta liquidazione del movimento rivoluzionario e di tutte le
conquiste della classe lavoratrice.</div>
<div>
Il così detto «Primo Stato Proletario» si può benissimo chiamare
«proletario» perché esso basa esclusivamente la sua politica sullo
sfruttamento del proletariato.</div>
<div>
Lo Stato imperialista dei comunisti autoritari è l’unico Stato al
mondo che non è obbligato di ricorrere alle pantomime parlamentari e
alle commedie delle dimissioni dei gabinetti. È lo Stato che dispone di
un governo talmente forte che tanto il sig. Poincaré che il signor Lloyd
George lo possono invidiare; è l’unico stato che ha saputo fondare
tutta la sua sporca e forcaiola politica sulla diretta oppressione e
sfruttamento delle masse lavoratrici, che è riuscito così bene a
ingannare e sottomettere il proletariato. È l’unico stato che sia
riuscito a vietare e annullare lo sciopero, ad immobilizzare le masse, a
prenderle nel pugno, a trasformarle in una specie di fantocci, coi
quali si fa quello che si vuole. È l’unico stato che ha saputo
trasformare le Unioni Sindacali in strumenti e istituti d’oppressione,
in istituti statali di lotta contro lo sciopero, in istituti di
centralizzazione con pieni poteri di castigare gli operai, in organi
esecutivi della volontà del governo; cioè del nuovo padrone, che si fece
socio con tutti gli ex-padroni, insieme con i quali oggi rivendica
sulle masse la presa di possesso delle fabbriche, delle miniere, delle
officine e delle terre. Il governo bolscevico è il primo governo che sia
riuscito a camuffarsi da governo proletario; e non occorre diffamarlo
in ciò, perché il modo che questo governo impiegò per arrivare al
potere, parla chiaro da se stesso.</div>
<div>
I comunisti autoritari vogliono dei fatti? Non sono stati sufficienti quelli che ho narrato nella conferenza?</div>
<div>
Eccone altri!</div>
<div>
Procediamo per ordine cronologico:</div>
<div>
Il partito bolscevico e tutti gli altri partiti che si mascherarono
di socialismo, sono colpevoli del fallimento della rivoluzione del
1905. Tutti quei partiti si contentavano della sola distruzione dello
zarismo; essi volevano l’instaurazione della democrazia costituzionale, o
anche della monarchia costituzionale, perciò combattevano con tutti i
mezzi e con tutte le forze la rivoluzione sociale, che già nel 1905 si
manifestava. Le masse non si contentavano delle riforme; esse volevano
la piena e assoluta espropriazione della borghesia.</div>
<div>
Il fallimento della rivoluzione nel 1905 aprì gli occhi al partito
bolscevico, sicché nel 1917 si decise a cambiare il suo nome e si chiamò
comunista, perché nelle masse l’idea della comune era perfettamente
penetrata. Il partito bolscevico russo comprese che soltanto ingannando
le masse rivoluzionarie si può afferrare il potere, e quindi sempre per
mezzo dell’inganno consolidarlo, fingendo di volere la rivoluzione
sociale.</div>
<div>
La rivoluzione del 1917 sorprese tutti i partiti. Studiate le
rivoluzioni del partito bolscevico e degli altri, e noterete la loro
indecisione e impreparazione! Leggete i discorsi di Trotzki e di Lenin
riguardo alla Costituente e ai Soviet e rileverete che Lenin era nemico
di quest’ultimi. Però in pratica vi si adattarono vedendo che le
fabbriche e le officine, le miniere e le terre erano state espropriate e
che il Comitato della fabbrica non era un Comitato per ridere e che i
Soviet erano un pericolo per il futuro stato che sognavano i
bolscevichi, e che loro non avevano la maggioranza nella Costituente che
avevano propugnato e ciò anche dopo l’ottobre e dopo che i ministeri
erano nelle mani dei bolscevichi. Ad ogni passo noterete la loro
titubanza fra la scelta della Costituente e quella dei Soviet. I
bolscevichi accettarono la forma dei Soviet, soltanto perché si
convinsero che i Soviet potevano essere trasformati in organi di
accentramento e di sabotaggio della rivoluzione. Fatta questa scoperta
essi invasero i Soviet e i Comitati delle fabbriche e li trasformarono
in tante sezioni esecutive del loro partito.</div>
<div>
L’avanzata di Korniloff contro la città di Pietrogrado fu spezzata
non dai bolscevichi, ma dalle masse operaie, insorte contro il governo d
Kerensky. Lo zar non fu arrestato dai bolscevichi, ma fu arrestato
dall’anarchico Hudiakoff. Il governo della Coalizione fu arrestato dalla
massa insorta, dagli operai di Pietrogrado e dai marinai di Kronstadt. I
bolscevichi facevano parte della Costituente e non furono loro a
scioglierla, ma un corpo d’insorti anarchici a capo dei quali si trovava
l’anarchico Gelezniak, un marinaio, e cioè contro la volontà del
partito bolscevico. La rivoluzione procedeva a gonfie vele e il partito
bolscevico restava sempre in coda e faceva degli sforzi per trattenere
le masse; ma queste s’infischiavano dei partiti, dei programmi e delle
risoluzioni, e dissolvevano il vecchio regime senza badare a nulla.</div>
<div>
In Italia la rivoluzione nel 1920, secondo l’espressione di A.
Borghi, correva dietro a tutti i partiti; ma questi fingevano di non
essere preparati e pronti all’azione. Essi non volevano la rivoluzione e
la strangolarono nei primi giorni della sua comparsa. In Russia la
rivoluzione non attendeva, non sperava e non badava ai partiti: le masse
coll’azione diretta risolvevano ogni cosa, e quando i partiti si
trovarono in faccia ai fatti compiuti, ebbero la spudoratezza di
«sanzionarli». Ogni atto delle masse colpiva lo stato nelle sue radici,
benché i bolscevichi di ciò fossero contrariati, come, per esempio,
della presa di possesso delle fabbriche e delle ferrovie,
dell’espropriazione delle case e delle terre. Essi fingevano di volere
la piena espropriazione; ma in fondo cercavano come meglio si poteva
strangolare il movimento delle masse, liquidare la rivoluzione e infine
come meglio servirsi di essa per arrivare e per consolidarsi il potere e
alla direzione del movimento, per sottometterlo ai voleri del partito.</div>
<div>
Appena ciò fu possibile, incominciarono a castrare la rivoluzione.
La scissione del partito socialista rivoluzionario, fece nascere in loro
il pensiero e la speranza d’imporre la loro egemonia a tutti gli altri
partiti. Il nemico più potente, grazie alla scissione avvenuta, si è
indebolito, e così il partito bolscevico si salvò dalla collaborazione
col partito socialista rivoluzionario.</div>
<div>
Leggi gli scritti di Lenin, pubblicati dopo l’ottobre, e vedrai la
sua sfacciataggine. I bolscevichi diventarono più bakuninisti degli
anarchici stessi, ma soltanto a parole.</div>
<div>
I primi a mettere la mano sulle case borghesi furono gli anarchici,
i primi a espropriare le tipografie dei giornali borghesi, ancora
durante il governo di Krenski, furono gli anarchici. I bolscevichi solo
con timidità li imitarono. Essi sfruttavano ogni atto degli anarchici e
tutte le energie spiegate dalle organizzazioni anarchiche. Durante la
rivoluzione, l’anarchico come forza distruttrice veniva impiegato e
sfruttato dai bolscevichi; ma come forza riorganizzatrice e di
ricostruzione veniva scartato, assorbito, eliminato o fucilato.</div>
<div>
Per colpire la rivoluzione i bolscevichi propugnarono e
organizzarono «il potere locale». Sempre per colpire la rivoluzione
riuscirono a dividere il villaggio in due campi nemici, a mezzo dei
«comitati di povertà». Sempre per strangolare la rivoluzione crearono un
esercito, che chiamarono «rosso». Senza l’esercito lo Stato era un
mito: soltanto un esercito regolare poteva assicurare l’esistenza dello
stato e del governo bolscevico. La consolidazione del potere e dello
stato significava la fine della rivoluzione e per finirla colla
rivoluzione occorreva un regolare e un forte esercito. Per consolidare
lo stato, per formare l’esercito, per imporre la legge del partito
comunista autoritario occorreva a qualunque costo concludere la pace
coll’imperialismo tedesco, che minacciava di spazzare via il nascente
potere dei commissari rossi. Per assassinare la rivoluzione, per
affamarla, il partito comunista autoritario cedette, vigliaccamente
vendette ai tedeschi il granaio della rivoluzione: l’Ucraina. Oltre di
ciò il partito comunista ha ceduto all’Intesa e ha lasciato alla mercé
del capitalismo privato la Finlandia, l’Estonia, la Lettonia e la
Lituania, benché in tutti questi paesi trionfasse la rivoluzione.</div>
<div>
Non è vero che il blocco poteva strangolare la rivoluzione. Non è
vero che l’esercito tedesco poteva vincerla. Vedi l’esempio
dell’Ucraina. Sono delle sfacciate menzogne dei comunisti autoritari.
Certo che il blocco era causa di molte sofferenze, ma in virtù del
blocco la rivoluzione era assicurata contro l’esportazione del grano
all’estero, che potevano intraprendere gli speculatori ed i
controrivoluzionari. Il grano allora restò in Russia e questo fu un
bene; ma i bolscevichi, come del resto tutti gli altri
controrivoluzionari, che tendevano verso l’affamamento della
rivoluzione, fecero tutto il loro possibile per distruggere quanto più
potevano; come del resto, fece il partito comunista in Ucraina, in
Siberia, sul Volga.</div>
<div>
A misura che l’esercito tedesco fosse avanzato nella Russia, e a
misura che si fosse disseminato nell’immenso territorio, doveva perdere
fatalmente tutte le sue forze e tutta la sua efficienza, e così sarebbe
finito d’essere un pericolo e per forza delle cose sarebbe stato
disarmato e distrutto dai numerosi corpi di insorti, che in Ucraina
avevano annientato gli eserciti austro-tedeschi prima e poi quelli di
Denikin, di Kaledin, di Gregorieff, di Pletiura e di Wrangel. Questi
eserciti non furono debellati dall’esercito rosso, che era male
organizzato e occupato in altre faccende; ma furono schiacciati dalle
bande di contadini e di operai insorti, che i bolscevichi definirono
spudoratamente col nome di «banditi anarchici».</div>
<div>
Il governo comunista non ignorava queste verità, ma esso fingeva di
non dare nessuna importanza alle forze armate degli insorti, perché
s’infischiava altamente della rivoluzione e la voleva a tutti i costi
spegnere così come voleva spegnere qualunque spontanea iniziativa ed
azione autonoma delle masse. Altrimenti il partito comunista non avrebbe
potuto mai imporre la sua volontà alle folle rivoluzionarie. Soltanto
con siffatti metodi reazionari esso poteva fiaccarle e sottometterle.</div>
<div>
Per assassinare la rivoluzione in Ucraina, il partito comunista
autoritario russo si è servito delle baionette dei soldati al comando
dei generali tedeschi ed austriaci.</div>
<div>
L’esercito rosso aveva un’altra missione, cioè quella di
sottomettere il popolo russo e tutti gli altri popoli, come il Caucaso e
l’Ucraina. Il suo compito era la liquidazione dell’insurrezione e della
rivoluzione. L’esercito rosso era necessario per proteggere la Ceka, il
governo, la burocrazia e il formalismo; era necessario per sottomettere
i contadini, per esigere le imposte, per riprendere ai lavoratori le
fabbriche, le officine, le case, le ferrovie, le miniere e le terre al
fine di statalizzarle; era necessario per le requisizioni, per le
fucilazioni dei contadini, per gli incendi dei villaggi ribelli, per
imporre la legge, per fare rispettare i decreti di Sua Maestà Lenin e di
Sua Eccellenza Trotzki, per difendere la Banca dello Stato, per
impedire la distruzione delle prigioni, per obbligare l’Intesa a
riconoscere il nuovo governo russo, per difendere e far trionfare
l’imperialismo rosso dello stato marxista, come nel Caucaso,
nell’Ucraina, nella Finlandia e in tante altre regioni sottomesse dagli
zar e dai Khan di Mosca e che l’imperialismo rosso dei bolscevichi, col
pretesto dell’internazionalismo (!), non intendeva e non intende
liberare. Per tutto ciò era necessario un esercito regolare e in special
modo per combattere la potente invasione dell’anarchismo e per impedire
il trionfo della Rivoluzione sociale.</div>
<div>
Coll’apparizione dello Stato per eccellenza, incomincia la lotta
dell’individuo contro lo stato, la lotta dei contadini per il libero ed
autonomo villaggio, la lotta degli operai contro il nuovo padrone e
sfruttatore, la lotta dei lavoratori del braccio e del pensiero contro
la più tremenda forma di schiavitù.</div>
<div>
Per ora ha vinto lo Stato, ma la sua vittoria fu ottenuta al prezzo
di sangue di due milioni di operai e di contadini, che furono fucilati,
e al prezzo dell’assassinio della rivoluzione e di infamie inaudite.</div>
<div>
</div>
<div style="text-align: center;">
*</div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<div>
I nostri compagni d’occidente non si rendono esattamente conto
dell’azione degli anarchici russi durante la rivoluzione e ignorano
perfino i nomi degli anarchici che eroicamente sono caduti nei
combattimenti contro le guardie bianche e quelle rosse.</div>
<div>
Gli anarchici russi hanno veramente meritato dalla rivoluzione;
essi si sacrificarono con un’abnegazione senza pari; furono e sono
tuttora dei veri idealisti, che per la salvezza della rivoluzione non
hanno esitato di ricorrere alla violenza e di occupare i più difficili
posti di combattimento.</div>
<div>
Il più importante problema durante la rivoluzione fu la difesa
armata. Questo intuirono i compagni russi e in massa andarono al fronte,
formarono dei corpi di volontari</div>
<div>
di insorti, e fecero la guerra partigiana, la guerra di retrovie, che fu una delle migliori tattiche.</div>
<div>
Nessun esercito, anche meglio organizzato, può resistere contro gli
insorti che in un batter d’occhio sfasciano le retrovie al nemico e lo
obbligano a battere in ritirata. Una volta che un esercito ripiega e
fugge in panico, esso non è più un esercito, ma una banda di disgraziati
demoralizzati, dei quali si ha facilmente ragione.</div>
<div>
La maggior parte degli anarchici russi ha difeso la rivoluzione e
le sue conquiste, a cavallo, con la mitragliatrice, colla carabina e con
la sciabola sguainata in pugno, e certo non ha commesso un errore. Essi
si arruolarono nelle guardie rosse a scopo di propaganda e la facevano
combattendo insieme coi lavoratori insorti. Essi costituirono corpi di
guardie nere, di squadroni di cavalleria anarchica e giunsero anche a
condurre poderosi eserciti di decine di migliaia di volontari. Più tardi
entrarono nell’esercito rosso sempre con lo scopo della propaganda
anarchica, perché compresero che l’esercito rosso era stato formato
esclusivamente allo scopo di proteggere il potere e di soffocare la
rivoluzione.</div>
<div>
In virtù dell’azione vigorosa dei nostri compagni, nell’esercito
bolscevico, reggimenti interi passarono dalla parte dell’insurrezione
contro la reazione rossa. I comunisti autoritari vedevano e vedono
tuttora negli anarchici il più grave pericolo per il potere; perciò con
tutte le forze e con tutti i mezzi li hanno combattuti e li combattono
ancora. Nel 1920, dopo una legalizzazione delle organizzazioni
anarchiche, che durò soltanto due mesi, gli effetti della propaganda
anarchica fra le truppe fu così efficace che le simpatie erano dalla
parte degli anarchici. Il governo dovette sopprimerle, altrimenti non
poteva più contare sulle sue divisioni regolari. E così, vediamo che
Lenin ordina con un segreto telegramma il censimento degli anarchici in
Ucraina; con un’altro ordina di preparare delle accuse per delitti
comuni contro gli anarchici, e con un terzo comanda di arrestarli tutti
quanti. Abbiamo assistito a dei veri e propri progrom contro gli
anarchici nel 1920 in Ucraina. Il pericolo anarchico diventava
temibilissimo e lo Stato ha ricorso a tutti i mezzi, anche i più vili,
per schiacciare l’anarchismo, che minacciava di rovesciarlo.</div>
<div>
Il merito degli anarchici russi ed ucraini sta appunto nella lotta senza quartiere contro il governo e lo stato comunista.</div>
<div>
È vero, non tutti gli anarchici erano all’altezza del loro compito,
e il numero dei migliori era troppo limitato per vincere la reazione e
la controrivoluzione, se si deve tenere conto dell’immensità della
Russia.</div>
<div>
Gli anarchici russi ed ucraini, oltre quel titanico lavoro svolto
fra le masse insorte, in qualità di organizzatori e di tecnici,
svolgevano un lavoro intellettuale che non è da disprezzare. Essi
redigevano i giornali ed i manifestini degli eserciti d’insorti; essi
prendevano parte attiva a tutti i congressi degli operai e dei
contadini, contro i quali il partito comunista mandava il bando e la
scomunica.</div>
<div>
Il movimento insurrezionale tanto nella Siberia che nell’Ucraina
era diretto dagli anarchici. L’influenza di questi nelle insurrezioni di
Kronstadt fu grandissima. In fine l’elemento più attivo sempre e
ovunque era quello anarchico, quando la bufera controrivoluzionaria,
colpì le organizzazioni anarchiche (progrom bolscevico contro gli
anarchici a Mosca nel 1918), essi cercarono di coordinare l’azione
rivoluzionaria, di unirsi tutti senza badare alle divergenze di vedute
(Conf. di Nabat).</div>
<div>
Alcuni atti commessi degli anarchici russi durante la rivoluzione
dimostrano che essi comprendevano quello che si doveva fare; per
esempio: l’arresto dello Tzar, lo scioglimento della costituente,
l’attentato nella via di Leontieff, la penetrazione nei corpi d’insorti,
la proclamazione della guerra contro lo Stato comunista autoritario, la
lotta contro la dittatura ecc.</div>
<div>
Passiamo ai fatti e ai nomi.</div>
<div>
</div>
<div>
L’anarchico Hudiakoff, era un vecchio compagno dal 1892,
ferroviere; egli arrestò lo Tzar Nicola e impedì a Kerenski e ai
monarchici di farlo evadere, circondandolo di un corpo di guardia
rivoluzionaria ch’egli stesso comandava. Il compagno Hudiacoff era
delegato al Comitato dell’esercito.</div>
<div>
</div>
<div>
L’anarchico Gelezniak, era un marinaio; fu imprigionato durante il
regno di Kerenski, evase dalla prigione e organizzò un corpo
rivoluzionario di marinai e di soldati. Dopo l’ottobre, essendo di
servizio al Palazzo di Tauride, nel quale risiedeva la Costituente, egli
decise di scioglierla. Nello scioglimento della Costituente i
bolscevichi non presero alcuna parte, perché essi erano membri della
Costituente, nella quale speravano di ottenere la maggioranza con i
soliti intrighi elettorali.</div>
<div>
In seguito il compagno Gelezniak col corpo d’insorti che comandava
si recò in Ucraina ove combatté contro le guardie bianche. Nella città
di Nicolaieff egli formò un treno corazzato col quale attaccava le
truppe di Denikin. Quel treno è diventato un «treno fantasma», una
leggenda, tante prodezze ha compiuto, seminando il terrore e facendo una
strage nelle file delle guardie bianche. Il compagno Gelezniak col suo
treno corazzato piombava sul nemico sempre all’improvviso. Il suo nome
bastava per seminare un indescrivibile panico nell’esercito di Denikin.</div>
<div>
Il generale Denikin mise una taglia di 400.000 rubli in oro sulla
testa dell’anarchico Gelezniak, mentre nello stesso tempo il governo
comunista lanciava la sua scomunica dichiarandolo pure fuori legge.</div>
<div>
Il Gelezniak fu ucciso sul treno fantasma durante un accanito combattimento colle truppe di Denikin.</div>
<div>
I bolscevichi, da veri ipocriti, gli fecero i funerali d’onore e lo
calunniarono dichiarando che lui aveva combattuto per lo stato
bolscevico e per la dittatura del proletariato.</div>
<div>
</div>
<div>
L’anarchico Graceff. Il compagno Graceff era soldato nel reggimento
di Dwina, il quale durante il regno di Kerenski si rifiutò di andare al
fronte e perciò fu interamente imprigionato.</div>
<div>
Questo reggimento si dichiarò anarchico e inalberò la bandiera nera. Graceff e Fedota, anarchici, furono eletti comandanti.</div>
<div>
Il reggimento di Dwina a Mosca nell’ottobre del 1917 prese parte
preponderante nel combattimento contro i Juncheri, e, grazie quasi
esclusivamente ai Dwintzi, la vittoria fu completa. La vittoria
splendida, l’eroismo e il coraggio spiegato dal reggimento anarchico
diede ombra al partito comunista che tentò di allontanarlo dalla
capitale. Il Comitato così detto rivoluzionario dei soldati, operai e
contadini, nel quale spadroneggiavano i bolscevichi, con tutti i modi
cercava di sbarazzarsi degli anarchici, che in molti quartieri della
città avevano la preponderanza e venivano eletti comandanti dei
battaglioni e delle coorti che difendevano le fabbriche e le officine.</div>
<div>
Il compagno Graceff e gli anarchici di Mosca, vedevano nel
«Comitato rivoluzionario» un pericolo per la rivoluzione, ma non si
risolvevano a liquidarlo. Le titubanze degli anarchici si prolungarono
per due settimane; intanto il Comitato comunista si circondava di truppe
fedeli al governo di Lenin, e di giorno in giorno diventava più
prepotente, più accentratore e sabotatore della rivoluzione.</div>
<div>
Si doveva senza alcuno scrupolo far saltare in aria a colpi di
cannone quel Comitato controrivoluzionario; ma Graceff era indeciso. La
sua indecisione fu un imperdonabile errore; egli doveva liquidare non
solo il Comitato, ma anche la sezione del partito comunista, che a
parole era più anarchico degli anarchici, ma in pratica manifestava in
tutto e ovunque le sue tendenze autoritarie, settarie e
controrivoluzionarie.</div>
<div>
Il Graceff insieme col compagno Fedota distribuirono le armi ai
lavoratori e armarono le fabbriche. Ogni fabbrica ebbe quattro
mitragliatrici per la sua difesa e ogni cittadino-lavoratore aveva la
carabina. Con ciò Graceff sperava salvare la situazione. Invece
occorreva l’azione immediata e energica, cioè far fare ai comunisti
autoritari la fine degli Juncheri.</div>
<div>
Mosca era armata, le masse operaie erano pronte all’azione; ma il
duce Graceff non si decideva a denunziare alle masse il nuovo nemico
della libertà e a rivolgere le bocche dei cannoni contro il partito
comunista e contro il Comitato cosiddetto rivoluzionario.</div>
<div>
Nella città Novgorod Inferiore occorreva un urgente intervento, e
il compagno Graceff accettò la missione; ma appena giunse in quella
città fu vigliaccamente assassinato da una creatura dei comunisti del
Comitato rivoluzionario di Mosca.</div>
<div>
L’indomani il reggimento degli anarchici veniva a tradimento disarmato e sciolto.</div>
<div>
La controrivoluzione rossa trionfava a Mosca.</div>
<div>
</div>
<div>
L’anarchico Nichitin. Il compagno Nichitin fu eletto dai lavoratori
di Mosca, nel quartiere di Presniensk, comandante delle coorte
d’insorti di questo quartiere. Fu ucciso in un combattimento contro gli
Juncheri (agrari bianchi).</div>
<div>
Molti compagni anarchici caddero nella lotta contro gli Juncheri a
Mosca. Essi riposano nella tomba comune della piazza Rossa, insieme con
tutti gli insorti e i rivoluzionari caduti durante la rivoluzione a
Mosca.</div>
<div>
</div>
<div>
L’anarchico Cerniac. Il compagno Cerniac, operaio barbiere ed ebreo
polacco, membro dello Federazione Internazionale anarchica di New York,
ritornò in Russia nel 1918. Prese parte importante nel movimento
rivoluzionario del bacino di Donetz, regione mineraria nell’Ucraina.
Durante l’offensiva delle guardie bianche contro la regione di Donetz,
egli fu eletto comandante delle forze insorte operaie di questa regione.
Si distinse tanto nella guerra partigiana quanto alla frontiera. Egli
colla divisione nera teneva un fronte di circa 150 km. di lunghezza.
Quel corpo detto «dei diavoli neri» (così denominato dai bianchi) era il
terrore delle guardie bianche. Era uno dei corpi di volontari che si
distinse più degli altri per il suo contegno umano e dignitoso, sicché
può dirsi che l’etica prese il posto del regolamento disciplinare. I
partigiani libertari «cerniacovtzi» arrivarono al punto di avere
formulato il proponimento di non bestemmiare più. Questa divisione non
praticava la fucilazione in nessun caso; ebbe grande influenza sulle
popolazioni nella regione del fronte di Tzarutzin; non operava
requisizioni; era popolarissima e amata da tutti i reggimenti delle
guardie rosse, che ambivano far parte della divisione anarchica.
Venivano accettati soltanto dei compagni provati ovvero dei
simpatizzanti di moralità nota. Per ogni componente di quella divisione
si rendeva garante l’organizzazione anarchica o il sindacato che inviava
il volontario alla divisione di Cerniac. Le relazioni fra quei veri e
distinti rivoluzionari erano ideali. Il vettovagliamento dei combattenti
era superiore a qualsiasi altro reggimento e divisione. Il compagno
Cerniac organizzò il lazzaretto da campo e la cucina in modo esemplare.
Nelle trincee veniva distribuito anche il caffé e latte caldo ogni
mattina e dopo pranzo. Le popolazioni rifornivano di ogni cosa e di loro
spontanea volontà quei reggimenti neri.</div>
<div>
Makhno fece la scuola in uno dei corpi partigiani di Cerniac.</div>
<div>
Pure Cerniac fece ombra ai bolscevichi e fu liquidato in un modo assai terribile e strano, e così pure la divisione anarchica.</div>
<div>
Il Cerniac fu richiamato a Mosca, e lungo la via fu tratto in
arresto a disposizione, cioè in via amministrativa. Non vi fu alcun
errore, perché il mandato di cattura fu spiccato al suo nome e indicava
anche il grado di comandante. Le proteste di Cerniac non valsero a
nulla. Egli fu liberato soltanto quando al fronte fu liquidata la sua
divisione. Ciò avvenne in modo semplice, ma terribile.</div>
<div>
Gli ufficiali dello stato maggiore bolscevico si misero d’accordo
con quelli del generale Denikin, e subito fu dato l’ordine di offensiva
su tutta la linea. Avanzarono soltanto gli anarchici che furono
circondati da forze dieci volte superiori a quelle che speravano
d’incontrare. Quel concentramento fu premeditato e il tradimento dello
stato maggiore bolscevico non si può mettere in dubbio. I volontari non
si arresero e fino all’ultimo caddero combattendo.</div>
<div>
Quella divisione aveva un carattere internazionale perché di essa
facevano parte molti rivoluzionari ed anarchici prigionieri di guerra:
vi erano ungheresi, cecoslovacchi, polacchi, lettoni, estoni,
finlandesi, lituani, serbi ed ebrei.</div>
<div>
Dopo quel tremendo eccidio Cerniac fu liberato. Egli, pur sapendo
la sua famiglia dispersa in Russia e affamata, si recò nella città di
Charcoff dove cospirava contro Denikin; poscia andò a far parte
dell’esercito machnovista, dove fu comandante di un reggimento di
cavalleria. Dopo il bando di Trotzki (n. 1824) che dichiarava gli
anarchici ed i machnovisti fuori legge, egli si ritirò in Crimea a fare
il barbiere e là assistette nel 1920 alla fucilazione ordinata da
Trotzki contro i nostri compagni Caretnikoff e Gaorilenko, che
dirigevano l’offensiva contro Wrangel.</div>
<div>
Il compagno Cerniac organizzò pure un treno sul tipo di quello che
aveva organizzato il Gelezniac e fu comandante della città di Kiev.</div>
<div>
Egli riforniva le organizzazioni anarchiche della Russia Centrale non solo di viveri, ma anche della carta per i giornali.</div>
<div>
Disgustato dell’agire del partito comunista, contro il quale egli
non ha mai voluto combattere e vedendo che la Rivoluzione era fallita,
si recò a Mosca per preparare il suo ritorno in America: ma fu arrestato
nel 1921 e tenuto alla prigione di Butirchi quale bandito e spia
polacca. A più riprese fece lo sciopero della fame e finalmente nel 1922
fu liberato condizionalmente a Mosca.</div>
<div>
I comunisti autoritari benché non ignoravano la sua attività
rivoluzionaria, l’abnegazione e tutte le sue sofferenze, non ebbero la
vergogna di proporgli di entrare al loro servizio. E siccome Cerniac si
rifiutava lo tenevano in carcere con la speranza di fargli perdere la
pazienza e farlo mettere a loro disposizione, tanto più che la sua
famiglia soffriva la fame a Mosca. Ma Cerniac stoicamente preferiva
soffrire tutti gli oltraggi, e per aiutare la sua famiglia mandava ad
essa dalla prigione i1 pane nero di cui lui stesso si privava.</div>
<div>
</div>
<div style="text-align: center;">
* </div>
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</div>
<div>
Gli anarchici Mokrusof, Brawa, Davìtzenka, Bialas, Taranovski,
Troiano, Zìncenka, Cinbenko, Sereda (fucilato dai bolscevichi) e
Korolenko formarono dei corpi d’insorti e combatterono contro ogni forma
di controrivoluzione e contro tutte le guardie bianche o rosse, che
minacciavano la rivoluzione sociale. Essi si confederarono con
gl’insorti guidati da Nestor Makhno e per tre o quattro anni
combatterono sotto la bandiera nera.</div>
<div>
</div>
<div>
L’anarchico Popof Vittorio, marinaio, ex-socialista dissidente,
organizzò un corpo d insorti e dai primi giorni della rivoluzione lottò
contro le guardie bianche nel territorio della Lettonia, dell’Estonia e
della Finlandia. Dopo il trattato di Brest Litowosk prese parte
all’uccisione di Mirbach, e, dichiarato fuori legge e ricercato dai
comunisti, si rifugiò in Ucraina, dove mise su una squadra di volontari e
finì coll’entrare nell’esercito confederale degli anarchici
machnovisti. Lì si dichiarò anarchico, venne eletto capo dello stato
maggiore e poi segretario del Comitato rivoluzionario dell’esercito
machnovista. Nel 1920 fu delegato a Karkow, ove andò a trattare coi
bolscevichi insieme coi compagni Budanof, Korolenko, Baron, Archinoff,
Wollin e Kogan, e ove fu concluso quel famoso accordo contro Wrangel.
Dopo la distruzione dell’esercito di Wrangel, Popof insieme con tutti
gli altri fu tratto in arresto, trasferito a Mosca, dove per alcuni mesi
fu relegato nelle prigioni di Butirki e infine fucilato nel 1921.</div>
<div>
La sua compagna, che non è anarchica, ma simpatizzante, finora è nelle prigioni di Mosca.</div>
<div>
Ecco come i comunisti ricompensano i servizi resi da quell’oscuro
marinaio alla causa della libertà! Ma il partito comunista, che firmò il
trattato di pace cogl’imperi centrali, doveva dimostrare che
l’uccisione di un ambasciatore tedesco non si lascia impunito. Il
compagno Andreieff, che uccise Mirbach, andò pure a rifugiarsi da
Makhno. Egli è morto a Gulai Pole di tubercolosi. Sulla sua tomba i
machnovisti scrissero: «Tu colpisti Mirbach; noi la finiremo con tutti i
rimanenti boia».</div>
<div>
</div>
<div>
Karetnik e Gavrilenko</div>
<div>
Questi due compagni furono fucilati a Melitopoli nel novembre del 1920.</div>
<div>
Karetnik era un contadino nullatenente del villaggio di Gulai Pole.
Nel 1918 prese parte attiva all’insurrezione dei contadini a Priosow
contro gli austro-tedeschi; e dall’estate del 1918 fino all’inverno del
1920 combatté sempre. Appena furono liquidati gli austro-tedeschi i
contadini dovettero combattere le truppe di Petlura e di Skoropadski;
poi le guardie bianche di Denikin, di Gregorieff e infine quelle del
generale Wrangel. Karetnik si distinse fra i suoi compagni, fu eletto
comandante e si unì all’esercito machnovista, come quasi tutti i
partigiani dell’Ucraina, che combattevano sotto la bandiera nera. Egli
fu ferito cinque volte. Nell’autunno del 1920 prese il comando
dell’esercito machnovista, che operava contro Wrangel, perché Makhno
giaceva a Gulai Pole gravemente ferito al piede.</div>
<div>
L’ eroismo spiegato dai machnovisti nella battaglia di Umin colpì a
morte l’esercito di Denikin, e Karetnik prese parte a quella famosa
battaglia. Il coraggio dei machnovisti spiegato sotto la fortezza
inespugnabile di Perekop, diede il colpo di grazia all’esercito di
Wrangel. Umin e Perekop sono due tappe della lotta gigantesca dei
machnovisti, che gettano fulgida luce su quel movimento, sul valore
degli insorti e sulla guerra partigiana.</div>
<div>
Karetnik, insieme col suo comandante di stato maggiore Gavrilenko, e
coi comandanti Taranowski, Marcenka, Scius, Deremendzi ed altri decise
di attraversare le paludi che circondano Perekop e di entrare nella
Crimea, aggirando Perekop. I primi freddi, che gelarono le paludi,
permettevano tale operazione. Per evitare il pericolo di fare affondare
nella terra molle tutto l’esercito, Karetnik condusse i suoi compagni
machnovisti attraverso Siwatz, penetrando dal fianco sinistro dietro
Perekop. I primi colpi di cannone, tirati dai machnovisti dalla Crimea
contro Perekop, seminarono il panico e obbligarono l’esercito di Wrangel
alla ritirata che non si fermò più. I machnovisti cacciarono dinnanzi a
loro tutto un esercito sbandato e atterrito fino a Sinferopli, ed
occuparono molte altre città. L’esercito rosso andava dietro al corpo
dei machnovisti, e dove entrava, trovava già la bandiera nera
vittoriosamente spiegata al vento.</div>
<div>
L’atto coraggioso dei machnovisti nella presa di Perekop salvò
l’esercito rosso da inutili sofferenze e sacrifici, che questo avrebbe
patito, se avesse assediato Perekop regolarmente.</div>
<div>
L’assedio poteva durare tutto l’inverno, e poteva anche accadere
che il tifo desse la vittoria a Wrangel. Infine i machnovisti un’altra
volta salvarono la rivoluzione e schiacciarono uno dei più potenti suoi
nemici.</div>
<div>
Il generalissimo dell’esercito rosso, passato il pericolo, ordinò
il disarmo dei machnovisti, che negarono di consegnare le armi. Karetnik
e Gavrilenko vennero allora arrestati e, senza spiegazioni, fucilati.</div>
<div>
L’esercito machnovista, che era diviso in tanti gruppi, i quali
occupavano diverse città e posizioni della Crimea, ripresero subito la
via di Perekop combattendo contro l’esercito rosso e benché ogni corpo
d’insorti avesse da combattere con delle divisioni intere, essi riescono
a ripassare Perekop. La metà dell’esercito fu decimato dai rossi, ma i
machnovisti non si arresero e vittoriosamente sortirono dalla Crimea.</div>
<div>
Ognuno può rendersi conto di quanto passava negli animi di questi
eroici animi. Ognuno può comprendere che ne pensassero i contadini e gli
operai mobilizzati nell’esercito regolare, i quali tutti sapevano che
servizio avevano reso i machnovisti alla rivoluzione e all’esercito
rosso. Ma ciò interessava poco ai dirigenti del partito comunista, i
quali avevano stabilito il piano del tradimento e speravano distruggere
nello stesso tempo l’esercito di Wrangel e quello rivoluzionario degli
operai e dei contadini. Mentre si fucilavano i machnovisti, che
sconfissero l’esercito di Wrangel in Crimea, si arrestava la delegazione
machnovista a Kharkow, si arrestavano tutti gli anarchici dell’Ucraina e
si assediava il Gulai Pole con ventimila soldati con l’intenzione di
liquidare il resto dell’esercito machnovista. Ma anche qui l’esercito
rosso patì una disfatta. A Gulai Pole come in Crimea i machnovisti
vincevano e riprendevano la guerra contro lo stato comunista, che
sperava a mezzo del tradimento vincere uno dei più grandi movimenti
rivoluzionari dei contadini e degli operai durante la Rivoluzione.</div>
<div>
Di questo movimento Karetnik e Gavrilenko, che erano due dei più
noti e distinti campioni, furono fucilati perché avevano vinto, perché
avevano dimostrato che sapevano anche sacrificare i loro principi per la
causa comune; perché avevano combattuto insieme col mortale avversario
comunista contro un più mortale nemico: Wrangel.</div>
<div>
I machnovisti diedero prova della abnegazione, della loro
intuizione rivoluzionaria e della loro fede anarchica. Essi non
esitarono unirsi ai comunisti contro Wrangel, benché conoscessero i
comunisti capaci di ogni tradimento.</div>
<div>
La storia giudicherà l’azione dei machnovisti e dei comunisti, e vedremo chi di loro due merita il biasimo e la condanna morale.</div>
<div>
Gavrilenko era anarchico; un semplice operaio, che, come Karetnik,
prese parte al movimento fin da principio. Combatté contro tutti gli
eserciti di guardie bianche e si distinse a Umin; eppure per tutto
l’anno 1920 fu relegato nelle prigioni bolscevichi a Kharkow, e venne
liberato soltanto dopo l’accordo dell’ottobre. Egli direttamente dalle
prigioni si recò al fronte. A tradimento arrestato a Sinferopoli, alcuni
giorni dopo veniva fucilato insieme col suo compagno Karetnik.
Gavrilenko era un genio della guerra partigiana.</div>
<div>
</div>
<div>
L’anarchico Lepetzenko Alessandro, contadino, organizzò a diverse
riprese dei corpi d’insorti che guidava ancora prima dell’apparizione di
Makhno nel campo della guerra civile. Arrestato nell’anno 1920, perché
si rifiutò di entrare al servizio del partito comunista, fu da questo
fucilato. Lepetzenko, durante il regno degli Czar era relegato in
Siberia come anarchico. Nel 1919 entrò nell’esercito confederale dei
partigiani machnovisti e fu eletto comandante.</div>
<div>
</div>
<div>
L’anarchico Scius, giovane di rara bellezza, nella primavera del
1918 dirigeva il movimento insurrezionale contro gli austro-tedeschi.
Ancora prima della comparsa di Makhno egli guidava un corpo d’insorti,
che si formò nelle selve di Dibrisk. Anche lui fu eletto comandante. In
seguito entrò nell’esercito confederale machnovista e nel 1920 prese
parte alla guerra contro Wrangel. Riuscì dopo a sfuggire
all’accerchiamento delle divisioni rosse e fino all’anno 1922 combatté
contro la controrivoluzione dello stato comunista.</div>
<div>
</div>
<div>
L’anarchico Vasilewski, contadino di Gulai Pole, aiutante di Makhno
fu un guerrigliero, che dal 1918 combatté contro tutti gli invasori e
nemici della rivoluzione. Guidò diversi corpi d’insorti e fu ucciso dai
bolscevichi nel 1920.</div>
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</div>
<div>
Vi furono però molti, altri compagni che si distinsero nella lotta
contro le guardie bianche. Io intanto mi accontento per ora d’indicare i
più noti, e voglio finire questa rassegna col dire due parole su Nestor
Makhno, per passare dopo alla guerra partigiana e all’insurrezione dei
contadini e degli operai della Siberia.</div>
<div>
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<div>
Makhno e Garibaldi</div>
<div>
L’opera di Macho è già abbastanza nota a tutti i nostri compagni, e
non è perciò il caso di ripetere cose già dette e risapute. Voglio
soltanto rettificare l’errore nel quale sono caduti quasi tutti coloro
che scrissero di lui. Makhno non fu mai maestro di scuola. È figlio di
un contadino nullatenente, il quale negli ultimi anni della sua vita era
carrettiere. Aveva questi quattro figli, di cui Nestor era l’ultimo,
nato nell’anno della morte di suo padre. I fratelli di Makhno, tutti
contadini poveri, furono tutti e tre fucilati, uno dagli austriaci, uno
dalle guardie bianche e il terzo dai comunisti. La madre di Makhno vive
ancora: è una vecchierella di 80 anni, che viveva col vendere pane sul
mercato di Gulai Po le. Il piccolo Nestor ha fatto tutti mestieri: fu
pecoraio, garzone in una fattoria, carrettiere, ecc. Giovane
diciassettenne prese parte alla rivoluzione del 1905 e per atti
terroristici fu condannato all’impiccagione. Ma siccome era minorenne la
pena gli fu commutata nell’ergastolo. Mentre era in prigione nella
Butirki di Mosca, s’incontrò con degli anarchici, i quali lo aiutarono
negli studi. Makhno studiava in prigione. Egli è un autodidatta, e
accettò le idee anarchiche durante la sua prigionia, che si prolungò per
12 anni. Appena fu liberato, nel marzo del 1917 prese parte al
movimento anarchico, entrò nel corpo di volontari anarchici che formò
l’anarchico Cerniak, e poi passò nella schiera degli insorti della
Mavusia Nikiferowa. Nel 1918 ritornò a Gulai Pole, e già sappiamo quello
che successe dopo.</div>
<div>
Ovunque passavano i corpi machnovisti, distruggevano le prigioni.
In Ucraina le facevano saltare in aria dopo avere liberato i
prigionieri. Dove non è passato l’esercito machnovista, le prigioni sono
conservate, e su di esse sventola la bandiera rossa del partito
comunista.</div>
<div>
I compagni anarchici che presero parte al movimento machnovista
raccolgono e scrivono le documentazioni tanto del movimento
insurrezionale dell’esercito machnovista quanto del martirologio dei
contadini e degli operai durante la rivoluzione e la guerra civile.</div>
<div>
Le masse, che fecero l’esperienza delle delizie della dittatura del
partito comunista, per forza di cose vengono spinte verso l’anarchismo
La dittatura del proletariato affretta l’evoluzione mentale delle masse,
e queste non vedono altra via d’uscita che nell’anarchia. Makhno e
tutti i compagni dei quali ho parlato non fecero altro che il loro
dovere di anarchici mettendosi alla testa del grandioso movimento delle
masse rivoluzionarie. Essi non sbagliarono. I loro servigi furono
inestimabili, e dirò anche non abbastanza compresi da molti compagni
anarchici e rivoluzionari.</div>
<div>
Se gli anarchici russi fossero dei settari come i comunisti
autoritari, avrebbero infamato e screditato i principi anarchici, come i
comunisti screditarono e infamarono il marxismo.</div>
<div>
Il merito degli anarchici e dei machnovisti anarchici consiste in
ciò: che loro sapevano conformarsi alle necessità del momento,
dell’ambiente e delle nuove condizioni che sorgevano ad ogni passo.</div>
<div>
Purtroppo gli anarchici non ignoravano che lavoravano per i
cosacchi russi, ma che dovevano fare? Ritirarsi dalla lotta? No, questo
essi non fecero. Essi compressero in sé l’odio contro gli autoritari e
cessarono di combatterli, praticamente, quando la grande causa della
libertà e della rivoluzione fu in pericolo. Così vediamo che gli
anarchici machnovisti combattono insieme con i comunisti contro Denikin,
contro Kolciak e contro Wrangel, pur sapendo che appena fossero stati
distrutti gli eserciti di quei generali e appena fosse passato il
pericolo, i comunisti, senza nessuno scrupolo, avrebbero cercato di
eliminare il pericolo antistatale, libertario, anarchico. E già avete
potuto notare che i comunisti non rifuggono da nessun tradimento, da
nessuna infamia, da nessun delitto per combattere un movimento per
davvero rivoluzionario.</div>
<div>
Consentitemi intanto di fare un paragone fra Garibaldi e Makhno, fra i garibaldini e gli anarchici machnovisti.</div>
<div>
I garibaldini combattevano per la repubblica pur sapendo che
lavoravano per la dinastia dei Savoia, che era là pronta a raccogliere i
benefici delle vittorie garibaldine. La stessa cosa è avvenuta
nell’Ucraina e nella Siberia. La differenza è questa: in Italia le
conquiste dei garibaldini hanno messo alla prova una dinastia; in Russia
le conquiste degli anarchici hanno permesso ad uno stato sedicente
comunista di mostrare tutte le sue infamie e i suoi orrori.</div>
<div>
Quando Garibaldi vinse il nemico, restò lui come nemico della
monarchia, e perciò questa cercò con tutti i mezzi di liquidarlo, e
sopprimere il pericolo delle camicie rosse. La monarchia non risolvette
di dichiarare una guerra aperta contro Garibaldi, sol perché Garibaldi
non dichiarò una guerra aperta alla dinastia dei Savoia. Makhno invece,
dopo la liquidazione del nemico comune, attaccò la dinastia di Carlo
Marx nelle persone dei Kan rossi di Mosca. I comunisti tollerarono
Makhno e cantarono i suoi elogi (vedi i giornali comunisti di Mosca)
finché questi era necessario, forte e utile; ma appena passato il
pericolo bianco, essi attaccarono i vincitori. Essi vollero distruggere
Makhno e il movimento machnovista, perché Makhno non ritornò alla sua
Caprera, ma continuò la rivoluzione.</div>
<div>
Garibaldi al suo tempo era un eroe e resterà sempre tale. La
memoria di lui resterà in eterno viva nella storia. Egli sarà sempre
Garibaldi, e tutte le rivoluzioni rispetteranno i suoi monumenti, che
oggi la dinastia tollera, benché essi siano condanna per questa.</div>
<div>
I Garibaldini diventarono superflui, restarono come un’anticaglia, e
non furono fucilati soltanto perché rimisero la sciabola nel fodero e
in buona parte passarono ai dominatori.</div>
<div>
I machnovisti sono stati fucilati perché hanno continuato la lotta, perché hanno voluto compiere la rivoluzione sociale.</div>
<div>
Trionfano per ora le forche ed i cannoni degli assassini rossi; ma
il vero trionfo, il trionfo morale, è dalla parte degli anarchici
machnovisti e dalla parte dei fucilati. Ciò dimostra che la futura
vittoria appartiene alla rivoluzione e non allo stato che ha ereditato
gli orrori di Ivan il terribile.</div>
<div>
Così possiamo dire che Makhno è un Garibaldi Ucraino; ma un
Garibaldi sociale, anarchico e rivoluzionario fino alle estreme
conseguenze.</div>
<div>
Michele Bakunin in tutta la sua vita sognò sempre un Garibaldi
anarchico. Ebbene, Makhno e il suo movimento machnovista sono
l’effettuazione del sogno di Bakunin.</div>
<div>
</div>
<div>
</div>
<div style="text-align: right;">
[<em>Il Vespro Anarchico</em>, 1923]</div>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-72323860042011092082012-09-07T12:32:00.000-07:002012-09-07T12:32:01.774-07:00Carceri: Due detenuti si suicidano nel penitenziario di Rebibbia <h3 class="post-title entry-title" itemprop="name">
<span style="font-size: small;">da <a href="http://osservatoriorepressione/" target="_blank">osservatoriorepressione</a></span><br />
</h3>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCLptRNcqILsPTyhGyJbgdGqb4WL1y-gE5kBt4Kp-VBbFzvBaR_8Ck757Tu1ZcvfvngYb5sJ9XcI2EWWlYYALDLgKFg7KyEz2w9NE36eWR1VtNMPxD_UTKiUA6jAnXNyOeHcFfYtALjIo/s1600/carcere.jpg" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="156" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCLptRNcqILsPTyhGyJbgdGqb4WL1y-gE5kBt4Kp-VBbFzvBaR_8Ck757Tu1ZcvfvngYb5sJ9XcI2EWWlYYALDLgKFg7KyEz2w9NE36eWR1VtNMPxD_UTKiUA6jAnXNyOeHcFfYtALjIo/s200/carcere.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ancora suicidi di detenuti. Questa volta a togliersi la vita sono stati due detenuti del penitenziario di Rebibbia a Roma . </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un detenuto di
71 anni, ”si è tolto la vita nel cuore della notte, impiccandosi con un
lenzuolo all’interno della sua cella singola, nel braccio G 8 del
carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. E’ morto in questo modo Luigi Del
Signore, un detenuto di 71 anni”. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un
altro detenuto di 75 anni che si trovava anche lui al nuovo complesso
di Rebibbia e che aveva ottenuto i domiciliari poco prima di usufruire
del beneficio si è suicidato. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=1045102685769493501" name="more"></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Si è giunti 40 suicidi dall’inizio dell’anno, mentre diventano 108 i ristretti morti nei primi 8 mesi del 2012. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Luigi Del
Signore era affetto da problemi respiratori. Ad accorgersi del’accaduto
sono stati gli agenti di polizia penitenziaria quando era ormai troppo
tardi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">“E’ l’ennesimo
dramma della solitudine in carcere che siamo costretti a commentare in
questo difficile anno – ha commentato Marroni -. Il tredicesimo decesso
dell’anno, fra cui quattro suicidi, sono la spia di un estremo disagio
fisico e psicologico che si vive all’interno degli istituti di pena
della nostra Regione dove, ormai, il numero dei detenuti presenti
continua a crescere senza sosta. In queste condizioni, è estremamente
difficile per gli agenti di polizia penitenziaria, per i volontari e per
gli altri operatori presenti in carcere riconoscere i segni e prevenire
il disagio interiore che vivono gli anziani e le altre categorie più
fragili di detenuti. Un disagio che, a volte, può far sembrare la morte
la via di uscita più facile”.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un altro caso
di suicidio sempre nel penitenziario di Rebbibbia è stato invece
segnalato dal Garante dei detenuti di Roma Capitale, Filippo Pegorari
che racconta: “Un detenuto di 75 anni che si trovava al nuovo complesso
di Rebibbia e che aveva ottenuto i domiciliari poco prima di usufruire
del beneficio si è suicidato. La notizia ha sconvolto tutti – prosegue –
non soltanto i compagni di reparto ma anche la direzione carceraria che
visto l’età del detenuto e la salute dello stesso erano contenti che
l’uomo potesse tornare a casa. Non conosciamo ancora i motivi del gesto
dell’uomo ma la sua morte addolora tutti”.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">fonte: </span><a href="http://www.clandestinoweb.com/number-news/78766-carceri-due-suicidi-a-rebibbia-un-detenuto-si-toglie-la-vita-appena-ottenuti-i-domiciliari/"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">clandestinoweb</span></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-48708415837337558072012-09-06T12:57:00.000-07:002012-09-06T12:57:17.246-07:00Egregio Generale<br />
<div class="content" style="font-family: Arial, 'Dejavu Sans', Helvetica, sans-serif; font-size: 13.888888359069824px; line-height: 17.997684478759766px; padding-left: 5px;">
<div class="field field-name-body field-type-text-with-summary field-label-hidden">
<div class="field-items">
<div class="field-item even" property="content:encoded">
<h5 style="font-size: 1.1em; line-height: 1.3em; margin-bottom: 0.909em; margin-top: 0.909em;">
<span style="background-color: white;">Y. B.</span></h5>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.finimondo.org/sites/default/files/tumblr_l1o6rnXvoQ1qaqu84o1_500.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.finimondo.org/sites/default/files/tumblr_l1o6rnXvoQ1qaqu84o1_500.jpg" /></a></div>
<div style="margin: 0.1em; padding-bottom: 0px; padding-top: 0px;">
<br /></div>
<div style="margin: 0.1em; padding-bottom: 0px; padding-top: 0px;">
<span style="background-color: white;">Egregio Generale,<br />lei mi ha recentemente scritto che «in considerazione dell’avanzato stato di guerra in cui ci troviamo… e in considerazione dei requisiti operativi che ne conseguono», sono stato chiamato «a compiti operativi nei settori di Horon». Le scrivo per comunicarle che non ho intenzione di rispondere a questa chiamata.<br />Negli anni Ottanta, Ariel Sharon ha edificato decine di insediamenti per i coloni nel cuore dei territori occupati, una manovra il cui fine dichiarato era la completa repressione e spoliazione del popolo palestinese. Oggi, queste colonie controllano da vicino metà della regione, soffocando l’espansione delle città e dei villaggi palestinesi e impedendo il libero movimento dei suoi abitanti. In questo nuovo secolo, Sharon, attuale Primo Ministro, sta preparando la fase finale di questo progetto: ha infatti impartito gli ordini operativi al suo segretario, il Ministro della Difesa, e questi sono poi stati trasmessi attraverso la linea gerarchica.<br />Il Capo di Stato Maggiore ha dichiarato che i palestinesi sono una minaccia cancerogena e ha dato istruzioni di praticare su di loro la chemioterapia. Il Vertice del Comando Centrale ha emanato direttive per imporre un coprifuoco di durata illimitata. Il Comandante di Brigata ha posizionato i carri armati sulle colline e in mezzo alle case, e ha impedito alle ambulanze palestinesi di evacuare i propri feriti. Il Comandante di Battaglione ha annunciato che le norme di ingaggio («ordini di apertura del fuoco») d’ora in poi andranno intese così: «L’ordine è: aprire il fuoco!». Il comandante dei carri armati ha visto un certo numero di persone muoversi in modo sospetto nelle proprie case, e ha ordinato all’artigliere di sparare una raffica contro di loro.<br />Io sono l’artigliere. Sono la piccola rotella finale dell’ingranaggio che è questa sofisticata macchina da guerra. Sono l’ultimo e unico modo della catena di comando. Sono tenuto solo ad obbedire agli ordini, fino a ridurmi ad essere un riflesso condizionato, a sentire il comando «Spara!» e premere automaticamente il grilletto, imprimendolo a fuoco nella consapevolezza di ogni palestinese; il tutto per completare la grande manovra. E fare tutto questo con la naturale semplicità di un robot che non sente nulla al di fuori del tremore del carro armato quando il proiettile viene sparato fuori dalla canna del cannone e vola verso il suo obiettivo.<br />Ma come ha scritto Brecht:<br /><em>Generale, l’uomo è davvero versatile<br />Può volare e può uccidere<br />Ma ha un difetto:<br />Può pensare.</em><br />E così, mio generale, chiunque Lei sia, Comandante di Battaglione, Capo di Stato Maggiore, Ministro, Primo Ministro – uno di voi o tutti voi – io sono in grado di pensare. Forse non so fare altro che questo: devo confessare che, come soldato, non sono particolarmente valoroso o coraggioso; non sono un buon tiratore, le mie abilità tecniche sono minime. Non sono neppure un grande sportivo, e non si può dire che l’uniforme mi calzi a pennello. Ma pensare è una cosa che mi riesce bene.<br />Riesco a vedere dove volete condurmi. Posso capire che dovremo uccidere e distruggere, ferire e morire e che non ci sarà mai una fine. So bene che «l’avanzato stato di guerra in cui ci troviamo» si prolungherà ad oltranza. Posso dedurre che i «requisiti operativi che ne conseguono» ci obbligano a perseguitare e ad affamare un’intera nazione: si vede che qualcuno di questi «requisiti» è andato storto.<br />Perciò ho rifiutato questa chiamata alle armi: non verrò a premere il grilletto al posto vostro.<br />Ovviamente non mi faccio illusioni. Per lei sono solo un moscerino fastidioso da allontanare e schiacciare senza batter ciglio. Tanto, troverà un altro artigliere, più obbediente e capace di me, non ne mancano. Il suo carro armato rimbomberà ancora: un solo moscerino non può fermare un carro armato e meno che mai un’intera colonna di carri, per non parlare di un’intera marcia di follia. Ma il moscerino può ronzare, dare fastidio, far infuriare, in qualche caso anche pungere. Alla fine, sempre più artiglieri, carristi e comandanti, che vedranno sempre più uccisioni insensate, cominceranno anche loro a pensare e a ronzare. Molte centinaia di noi hanno già cominciato a farlo. Alla fine il nostro ronzio crescerà fino ad un’assordante frastuono che echeggerà nelle orecchie sue e dei suoi figli, e sulle pagine della storia per molte generazioni a venire.<br />Così Generale, prima di colpirmi, anche lei dovrebbe pensarci un po’ sopra.<br />Cordialmente</span></div>
<div style="margin: 0.1em; padding-bottom: 0px; padding-top: 0px;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0.1em; padding-bottom: 0px; padding-top: 0px;">
<span style="background-color: white;"><a href="http://www.finimondo.org/node/937" target="_blank">fonte: finimondo</a></span></div>
</div>
</div>
</div>
</div>
<br class="Apple-interchange-newline" />liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-80764310092630014072012-09-06T09:32:00.003-07:002012-09-06T09:32:23.788-07:00Nuovo incidente nella centrale nucleare di Fessenheim, Francia.<h1 class="entry-title">
<br /></h1>
<div class="entry-meta">
<span class="meta-prep meta-prep-author">Posted on</span> <a href="http://anarchiciferraresi.noblogs.org/post/2012/09/06/nuovo-incidente-nella-centrale-nucleare-di-fessenheim-francia/" rel="bookmark" title="16:46"><span class="entry-date">06/09/2012</span></a> <span class="meta-sep">by</span> <span class="author vcard"><a class="url fn n" href="http://anarchiciferraresi.noblogs.org/post/author/anarchiciferraresi/" title="View all posts by Anarchici ferraresi">Anarchici ferraresi</a></span> </div>
<div class="entry-content">
Nel primo pomeriggio del 5 settembre una fuoriuscita di vapore
chimico dalla centrale nucleare di Fessenheim, che sorge sulle rive del
Reno ed è dotata di due reattori da 900 MW entrati in servizio nel 1977,
ha ferito due lavoratori. <a href="http://anarchiciferraresi.noblogs.org/files/2012/09/nucleardisaster.jpg"><img alt="" class="alignleft wp-image-819" height="208" src="http://anarchiciferraresi.noblogs.org/files/2012/09/nucleardisaster-e1346942653448-150x150.jpg" title="Nuclear disaster, conceptual artwork" width="208" /></a><br />
Subito i portavoce di EDF, la multinazionale francese che gestisce
l’impianto nucleare (e non solo quello) hanno minimizzato l’evento e
rassicurato sulla natura chimica e non radioattiva dell’incidente,
tacendo sul fatto che da Nimes a Tricastin, ogni anno, nonostante gli
sforzi dei padroni del nucleare per ridimensionare, disinformare e
censurare, continuano a verificarsi episodi che coinvolgono operai e
ambiente circostante.<br />
<a href="http://anarchiciferraresi.noblogs.org/files/2012/09/CentraleNucleareFessenheim.jpg"><img alt="" class="alignleft size-full wp-image-818" height="217" src="http://anarchiciferraresi.noblogs.org/files/2012/09/CentraleNucleareFessenheim-e1346942525798.jpg" title="CentraleNucleareFessenheim" width="210" /></a>La
tv Bfm aveva parlato di un «principio di incendio di natura chimica»
che avrebbe provocato il ferimento di «diverse persone».<br />
La centrale di Fessenheim non è nuova ad incidenti, alcuni dei quali,
minimizzati all’inizio, si sono poi rivelati gravi. Negli ultimi due
anni, solo sul territorio francese, sono stati circa 20 gli incidenti ai
reattori, dimostrano quanto sia sicura la tecnologia nucleare.<br />
Fukushima insegna.<br />
</div>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-68584561019795815302012-09-03T12:38:00.002-07:002012-09-03T12:38:59.816-07:00Con i piedi fortemente appoggiati alle nuvole<div class="field field-name-field-titolo-lungo field-type-text field-label-hidden">
<div class="field-items">
<div class="field-item even">
<h2>
<span style="font-size: small;">da <a href="http://finimondo./" target="_blank">finimondo.</a></span></h2>
</div>
</div>
</div>
<div class="field field-name-field-image field-type-image field-label-hidden">
<div class="field-items">
<div class="field-item even">
<img alt="" height="200" src="http://www.finimondo.org/sites/default/files/bimbi.jpg" width="174" /></div>
</div>
</div>
<div class="field field-name-body field-type-text-with-summary field-label-hidden">
<div class="field-items">
<div class="field-item even">
Quando
la tempesta è in atto c’è chi va avanti con coraggio e passione,
sostenuto dalla forza delle proprie idee. Davanti a sé prospetta un
mondo senza sfruttati né sfruttatori, senza gabbie fisiche né morali, e
questa libertà non la auspica solo per sé ma anche per tutti coloro che,
con gli occhi aperti e i piedi ben saldi, si rendono conto della
schiavitù quotidiana che li attanaglia. Sono gli anarchici, spesso
denigrati e imprigionati; desiderano qui ed ora l’<em>utopia</em> di una vita degna di essere vissuta.<br />
Questa è la pericolosità che li contraddistingue, per la quale
vengono perseguiti dallo Stato e tacciati di terrorismo. Indomiti, non
sono disposti ad annichilire se stessi e le proprie menti davanti al
consumo della merce o a vivere una realtà virtuale davanti ad un
computer. Si ostinano a comunicare, a scrivere e ad incontrarsi, a
rivoltarsi contro ciò che ritengono intollerabile: una devastazione
ambientale, una fabbrica di morte, il lavoro alienante, una galera.<br />
Negli ultimi mesi le operazioni repressive dello Stato contro
anarchici e ribelli sono state innumerevoli. Le più recenti sono state
mosse all’ombra del famigerato 270bis, “associazione sovversiva con
finalità di eversione dell’ordine democratico”. Articolo che permette di
rinchiudere per un po’ di tempo gli <em>indesiderati</em> dal Potere.
Articolo usato in tre diverse operazioni giudiziarie: l’operazione
“Ardire”, l’operazione “Mangiafuoco”, fino all’ultima operazione nei
confronti di compagni trentini. Gli arrestati ad oggi sono dodici,
decine i compagni inquisiti e perquisiti. A ciò va aggiunta la
repressione nei confronti di alcuni notav che si battono contro la
devastazione ambientale in ValSusa e la condanna definitiva di alcuni
compagni, a pene pesantissime, per i fatti di Genova del 2001. Un
tentativo da parte dello Stato di decimare coloro che soffiano sul fuoco
della ribellione. Un monito per tutti coloro che vogliono alzare la
testa. Una dimostrazione di forza del Dominio, costantemente in guerra,
che considera nemici tutti coloro che si oppongono ai suoi piani di
sfruttamento e accumulazione.<br />
Cosa resta da fare allora? Resta la voglia di abbattere questo
esistente mortifero e iniquo. Resta la determinazione di chi lotta per
spezzare la catena della normalità che stringe la vita di tutti quanti.
Restano le idee, detonatore da innescare contro il totalitarismo del
pensiero unico. Restano le lotte, da portare ancora avanti, ognuno con i
mezzi che ritiene più congeniali. Resta la solidarietà verso i compagni
e tutti i ribelli.<br />
Liberi tutti.<br />
<div style="text-align: right;">
<em>Anarchici</em></div>
<div style="text-align: right;">
<em>[1/9/2012]</em></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<em>Manifesto affisso a Lecce, prima di apprendere dell'operazione "Thor".</em><br />
</div>
</div>
</div>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-47380960751815594212012-09-03T12:05:00.003-07:002012-09-03T12:05:42.310-07:00Op. Ixodidea - Massimo trasferito nel carcere di Alessandria<h1 class="title">
<span style="font-size: small;">da <a href="http://informa-azione/" target="_blank">informa-azione</a></span></h1>
<span class="print-link"></span>Apprendiamo che <a href="http://www.informa-azione.info/trentino_operazione_repressiva_arrestato_massimo_passamani" target="" title="">Massimo</a>
è stato trasferito dal carcere di Tolmezzo presso la sezione Alta
Sicurezza 2 (AS2) del carcere di Alessandria, dove i prigionieri
anarchici vengono tenuti separati dal resto della popolazione detenuta.<br /><br /><i>Per scrivergli:</i><br /><br /><b>Massimo Passamani</b><br />Carcere San Michele strada Casale 50/A<br />15122 Alessandria liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-66362632794555665362012-09-03T11:54:00.003-07:002012-09-03T11:54:40.409-07:00Ancora una sommossa a Pozzallo<em></em><br />
<div class="post" id="post-29228">
<em>
<h2>
<br /></h2>
<div class="details_small">
<a href="http://www.autistici.org/macerie/?cat=25" rel="category" title="Visualizza tutti gli articoli in Diario"></a>da <a href="http://macerie/" target="_blank">macerie</a><br />
</div>
<div align="justify">
<strong>Pozzallo</strong>, 3 settembre 2012<br />
<strong>«Tunisini in rivolta al centro di accoglienza di Pozzallo. Quindici arresti<br />
</strong></div>
<div align="justify">
<em>Quindici extracomunitari sono stati arrestati
dopo la rivolta di sabato al centro di prima accoglienza di Pozzallo.
Sono tutti tunisini. Li hanno tratti in arresto Squadra Mobile di
Ragusa unitamente ai Carabinieri di Modica e alla Guardia di Modica e
Pozzallo, in stretta sinergia con la Procura di Modica diretta dal
Procuratore </em>[…]<em>. Sono ritenuti responsabili di resistenza e
violenza verso le forze dell’ordine presenti nel C.P.S.A. di Pozzallo
per servizio di ordine pubblico e che nell’esercizio delle loro funzioni
cercavano di impedire che ciò accadesse, in quanto, in concorso tra
loro, nel tentativo di darsi alla fuga dal centro, dove si trovavano
ospitati dopo il loro sbarco, avvenuto il 31 agosto scorso a Lampedusa e
trasferiti a Pozzallo, procuravano lesioni personali a un Carabiniere
(giudicato guaribile in 10 giorni, e tre poliziotti (guariranno in 10, 3
e 2 giorni). Nella circostanza gli extracomunitari hanno devastato la
struttura distruggendo il pavimento in parquet, divelto le staffe in
alluminio dell’intelaiatura del parquet utilizzandole quali armi
improprie nei confronti dei tutori dell’ordine intervenuti, sfondato le
porte vetrate prospicienti l’area esterna recintata del CPSA, divelto
muri e porte con le predette staffe metalliche, per procurarsi la fuga,
ed utilizzando corpi contundenti scagliandoli contro le forze
dell’ordine che prontamente avevano fronteggiato la rivolta riuscendo ad
allontanare gli extracomunitari i quali, al fine di riuscire nel loro
intento, lanciavano contro l’anzidetto personale tutto il materiale che
riuscivano a prelevare. Tutti gli arrestati, dopo le formalità di rito,
sono stati associati presso le Case Circondariali di Modica, Ragusa,
Caltagirone e Siracusa a disposizione del Sostituto Procuratore della
Repubblica di Modica, Gaetano Scollo.</em>»</div>
<div align="right">
<a href="http://www.radiortm.it/2012/09/02/tunisini-in-rivolta-al-centro-di-accoglienza-di-pozzallo-quindici-arresti/">da Radio Rtm </a></div>
<div class="date">
macerie @ Settembre 3, 2012</div>
</em></div>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-74441986667581840572012-09-03T11:44:00.003-07:002012-09-03T11:44:27.071-07:00Ravenna, operazione Thor contro gli anarchici.<h1 class="entry-title">
<br /></h1>
<div class="entry-meta">
<span class="meta-prep meta-prep-author">Posted on</span> <a href="http://anarchiciferraresi.noblogs.org/post/2012/09/03/ravenna-operazione-thor-contro-gli-anarchici/" rel="bookmark" title="17:09"><span class="entry-date">03/09/2012</span></a> <span class="meta-sep">by</span> <span class="author vcard"><a class="url fn n" href="http://anarchiciferraresi.noblogs.org/post/author/anarchiciferraresi/" title="View all posts by Anarchici ferraresi">Anarchici ferraresi</a></span> </div>
<div class="entry-content">
<br />
<a href="http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/09/1459956-06-07-20.jpg" rel="slb slb_internal"><img alt="" height="380" src="http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/09/1459956-06-07-20.jpg" width="680" /></a><br />
1 settembre 2012: la procura di Bologna prosegue con il proprio
contributo alle manovre repressive che in questi mesi estivi hanno
colpito il “movimento” anarchico in Italia.<br />
Nelle prime ore della mattina, a seguito dell`indagine portata avanti
dal pm Antonio Gustapane, sostituto procuratore del Tribunale di
Bologna, diverse abitazioni sono state perquisite annunciando a 13
compagni e compagne (di cui 9 ravennati ed altri 4 di altre
citta`)l’iscrizione tra gli indagati dell’operazione denominata “Thor”,
cosi` chiamata dalla fervida immaginazione dei persecutori in quanto una
delle azioni prese in considerazione riguarderebbe un bancomat preso a
martellate.<br />
Sequestrati i soliti opuscoli, riviste d`area, materiale informatico,
e una manciata di chiodi da falegname. Davvero una santabarbara, non
c`e` che dire!<br />
I vari strumenti giuridici accordati per l’occasione comprendono gli
articoli 110, 112 e 270 bis del codice penale; l’associazione
sovversiva, secondo gli inquisitori, sarebbe costituita attorno al
gruppo “Ravenna AUT” (Assemblea Autorganizzata Territoriale), mentre le
azioni specifiche riguarderebbero attacchi contro un bancomat e una
filiale Unicredit, contro auto aziendali di ENI e CMC, contro veicoli di
lusso come SUV e limousine, il tutto con finalità di eversione
dell’ordine democratico.<br />
Per fortuna in questo caso non ci sono state misure cautelari per i compagni.<br />
<strong>Ancora una volta, ed in maniera netta, vogliamo ribadire la nostra solidarieta` con tutti i perquisiti e gli indagati. </strong><br />
<strong>La nostra rabbia nei confronti dell`autorita` e` la medesima! Viva l`anarchia!</strong><br />
</div>
liberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1045102685769493501.post-65169009575693417692012-09-02T11:01:00.000-07:002012-09-02T11:01:46.387-07:00Op. Ardire - "Taci. Il nemico ti ascolta" [Comunicato di Sergio]da inform-azione<br /><br />
<br />
<i>riceviamo e diffondiamo:</i><br />
<b><br />Taci.<br />Il nemico ti ascolta.</b><br />
<br />
Avete
mai visto quei vecchi manifesti fascisti col soldato con l’indice
davanti alla bocca e la scritta: “Taci. Il nemico ti ascolta.”? A me
hanno sempre affascinato nel loro assurdo grottesco e mi sono anche
sempre chiesto a quale nemico ci si potesse riferire che fosse peggiore
dello stesso Potere fascista che purgava, uccideva e faceva
rappresaglie.<br />
Ripenso a quel manifesto ancora più spesso da quando
sono finito per l’ennesima volta in carcere per l’operazione dei R.O.S.
denominata “Ardire”. Non è stato certo solo l’evidente richiamo estetico
fascista del nome, ma la forte convinzione che questi arresti siano la
versione moderna del manifesto che ammoniva: “Taci. Il nemico ti
ascolta.”.<br />
Sono da sempre un nemico dichiarato di questo esistente,
quindi non mi sono mai sorpreso o lamentato dei colpi che il nemico mai
risparmia. Non ho interesse quindi a parlare di montature o ancor meno
di “ingiustizie”, mi preme solo sottolineare gli obiettivi di questa
rappresaglia che altrimenti rischiano di finire eclissati dalle vicende
personali di noi arrestati.<br />
È evidente l’intento non di perseguire i
presunti autori di determinate azioni, ma chi pubblicamente ha sempre
rivendicato la propria irriducibilità nel volere abbattere il Potere.<br />
Ecco
così che chi, seppur prigioniero, non si piega oppure chi cerca di
creare un confronto e dare visibilità alle azioni dirette di
individualità o gruppi antiautoritari, va trasformato in monito per
chiunque altro ancora non si arrenda alla soporifera rassegnazione dei
più.<br />
Di sicuro io non accetto il ruolo assegnatomi ed è per questo
che ho deciso di aderire ad uno sciopero della fame non rivendicativo
assieme ai miei compagni e co-imputati Marco ed Elisa. Lascio a chi non
ha di meglio da fare che giudicare e filosofeggiare sull’agire degli
altri le critiche a questo metodo di lotta. Per me è chiaro il motivo
della mia scelta, voglio sfruttare ora e sempre qualsiasi strumento di
lotta a mia disposizione. Chiuso tra queste quattro mura non me ne
rimangono molti, ma mai mi arrenderò e spero di riuscire a trasmettere
la mia totale determinazione a non smettere di lottare, sperando che i
compagni e le compagne fuori, che possono sicuramente avere strumenti
più affilati, non siano da meno.<br />
Loro ci ordinano di tacere, noi trasformiamo le nostre urla in boato che li rovesci dalle loro poltrone.<br />
<br />
<i>“- Voi negate tutto, oppure, per esprimermi più esattamente, distruggete tutto... ma è pur necessario anche costruire.<br />- Questo non è più affar nostro… prima bisogna sgombrare il posto.”</i><br />
<br />
<i><b>Sergio Maria Stefani</b></i><br />
Carcere San Michele strada Casale 50/A<br />
15122 Alessandrialiberi eretici maledettihttp://www.blogger.com/profile/05744728459670250255noreply@blogger.com0