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sabato 7 luglio 2012

Op. Ardire – Comunicato di Peppe dal carcere di Marassi

da http://parolearmate.noblogs.org

Prigione di Genova 20 giorno di isolamento – 2 Luglio 2012
Terrorista? Ideologo? Studente? Promotore? Seguace? Filosofo?
Ecco una breve lista di categorie ed etichette pronte all’uso e vomitate in fretta dallo stato e dai suoi mass-media. Tuttavia, definirmi è un compito che, se pur necessario, spetta solo al sottoscritto. Prima di tutto, in quanto individualità anarchica, solo io posso giudicare e valutare cosa faccio e come agisco. Posizionandomi all’interno di un conflitto costante nei confronti dell’intero esistente, rivendico la mia autonomia di pensiero e di giudizio e rifiuto ruoli di guida o di gregario, di promotore o di seguace di qualsiasi esperienza anarchica collettiva o organizzata. Negli ultimi tempi mi sono impegnato a tradurre e a diffondere testi, lettere, contributi, comunicati, opuscoli e cronache giudiziarie dei tanti compagni e delle tante compagne prigionieri/e nel mondo. Tutto ciò che ho fatto l’ho realizzato dapprima per me stesso, in quanto interessato a conoscere le realtà anarchiche e rivoluzionarie nel mondo, e anche per diffondere queste esperienze nel contesto italiano. La mia volontà di impegnarmi in questa attività editoriale non è stato di certo un compito impartitomi o un ruolo da espletare all’interno di alcun gruppo, bensì  è stata la concretizzazione di un sentire individuale. Pertanto, in merito a quanto attribuitomi dai repressori togati e non, ritengo fondamentale mettere al primo posto la mia coerenza, rigettando ruoli e appartenenze che nulla hanno a che fare con la mia individualità e con la mia attività editoriale. Eppure quanto successo non mi stupisce, infatti vanno aumentando i tentativi di costruire teoremi accusatori sui cosiddetti “reati associativi”, si pensi ai recenti casi italiani o esteri, per far fronte ai crescenti attacchi sferrati contro il dominio. Sono esemplificativi il “caso bombas” in Cile o le svariate costruzioni in Grecia di presunti gruppi terroristi anonimi, pretesti per usare leggi ad hoc ed imprigionare anarchici e anarchiche che spesso neanche si conoscono tra di loro. Lo stato, attaccato in modo imprevedibile, cerca istericamente di attuare la propria vendetta, colpendo i suoi oppositori mediante pressione giudiziaria e l’uso strumentale dei mezzi di informazione. La repressione si somma alle dure condizioni di prigionia riservate ai nemici di sempre, l’isolamento diventa una pratica sistematica mirata all’annichilimento del prigioniero o della prigioniera. Cosicchè neanche in carcere si corra il rischio che il virus dell’insubordinazione e dell’ammutinamento si diffonda. Quanto accaduto il 13 Luglio dimostra la volontà di colpire anche compagni già prigionieri da anni, aggravandone così il carico di processi ed allontanandone la libertà, tentando di delineare intesi e affinità, per quanto mi riguarda, anche con individualità che neanche si conoscono. Inoltre, sempre per ribadire la mia irriducibile individualità e la natura della mia attività editoriale, non posso accettare la definizione di “istigatore”, ruolo che minerebbe tanto la mia autonomia quanto quella dei tanti compagni anarchici che prendono parte al dibattito anarchico multiforme nel mondo. Tra individualità ben consapevoli del proprio io non c’è bisogno alcuno di istigare alcunchè. Ogni anarchico e ogni anarchica, grazie alla progressiva riappropriazione di se, è di certo capace di discernere e di plasmare le proprie idee e azioni in modo individuale senza alcun bisogno di essere spronati o indirizzati.
Ho ritenuto importante scrivere tutto ciò per manifestare le mie posizioni tanto a chi sta fuori quando ai miei coaccusati, presentandomi in modo che anche chi non mi conosce possa relazionarsi con me se lo desidera. Non sarà sicuramente la prigionia o l’isolamento al quale sono sottoposto a farmi rinnegare la mia identità o svalutare quanto ho realizzato, il dominio non avrà la mia resa. Questa prigionia politica sarà un’ occasione per rafforzare la mia coerenza e la mia dignità, sapendo che tanti nemici dell’esistente sono dalla mia parte. So di non essere da solo!
Mando affetto e forza a tutti i miei coaccusati, anche se non ho mai scambiato uno sguardo con molti di voi, sono certo che è lo stesso fuoco a illuminare i nostri occhi! Esprimo la mia solidarietà ai prigionieri membri della cospirazione delle cellule di fuoco nuovamente attaccati dalle autorità italiane, tenete duro come avete fatto finora! Sempre a testa alta!
Onore a tutti i compagni e le compagne caduti/e seguendo il cammino multiforme dell’anarchia!
Solidarietà a tutti i prigionieri anarchici nel mondo tenuti in ostaggio nelle segrete delle democrazie!
LUNGA VITA ALL’ANARCHIA!
Giuseppe Lo Turco
Individualità anarchica prigioniera

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